« Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato » (Gv 16,5-11).
Gesù annuncia a più riprese la sua dipartita da questo mondo e insegna ai discepoli a non essere tristi per questo. Fa anzi una affermazione sbalorditiva: dovreste essere contenti che io me ne vada! La mia partenza non sarà infatti una assenza, ma un modo nuovo di presenza. La presenza di Gesù « secondo la carne » era infatti una presenza limitata, nel tempo, nello spazio e nel modo. Nel tempo: il ministero pubblico di Gesù è durato da uno a tre anni (le opinioni degli esegeti divergono); nello spazio: Gesù non è mai uscito dalla Palestina; nel modo: era presente in mezzo alla gente, ha incontrato certamente molte persone, però le “folle” di cui parlano i vangeli arrivavano al massimo a venti – trentamila persone. Con l’azione dello Spirito, che Gesù tornando al Padre invierà, la sua presenza diventa illimitata nel tempo e nello spazio e – soprattutto – interiore in ogni cuore che lo vorrà accogliere.
Questa nuova presenza, nel cuore del discepoli e nel cuore della Chiesa, avrà un effetto sconvolgente sullo pseudo-ordine del mondo posto sotto la signoria del Maligno. Renderà infatti evidente la sua cattiveria. Le cose cattive (azioni, idee, tendenze) verranno poste in luce e la loro malvagità diventerà manifesta. Lo Spirito Santo « dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio ». Il peccato sarà smascherato come rifiuto della Parola eterna di Dio, la parola della creazione e la Parola incarnata. Sarà costretto a gettare la maschera e a rivelarsi come consapevole rifiuto della Verità che si è manifestata in Gesù. Una Verità che non condanna, ma che perdona: tutti gli alibi che nascono dalla paura sono così smascherati e crollano. Una Verità che salva, cioè comunica all’umile la forza di fare quello che lui non sarebbe mai capace di fare: così è smascherato l’orgoglio di chi non vuole lasciarsi aiutare. Anche la giustizia sarà svelata e l’ingiustizia smascherata: Gesù è stato condannato come un criminale, ma la sua resurrezione renderà chiaro che la “giustizia” che lo ha condannato è stata in realtà il sommo dell’ingiustizia. Aveva ragione Gesù! Chi crede in lui si mette dalla parte della Ragione: una ragione che non si impone con la violenza ma con la persuasione e la testimonianza e, se usa la forza, lo fa solo per difendere il debole dalle sopraffazioni dei violenti. Diventerà infine chiaro che il giudizio definitivo, quello vero e vittorioso, non sarà quello che – solo apparentemente – ha trionfato con la condanna di Gesù, perché quella stessa condanna è stata la più strepitosa delle vittorie. Il Principe di questo mondo infatti è stato definitivamente condannato proprio mediante la Croce.