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Il pensiero del giorno: Gv 17,11-19

16 Maggio 2018 - Autore: Don Piero Cantoni

« Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità » (Gv 17,11-19). 

Qui troviamo il primo dei quattro passi, nel capitolo 17 di Giovanni, in cui Gesù prega per l’unità dei discepoli (17,11; 21; 22; 23). La base di questa unità non è meramente disciplinare, o funzionale (“l’unione fa la forza”), ma ha le sue radici nell’unità ontologica di Dio: è l’unità che esiste tra il Padre e il Figlio nell’amore dello Spirito Santo. «Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti » (Ef 4,4-6). Il Padre e il Figlio sono strutturalmente l’uno per l’altro e comunicano alla stessa vita divina (Gv 5,26), costituita da una conoscenza personale (Gv 10,14-15) e da un amore fatto di auto-donazione (Gv 15,9). I discepoli sono introdotti in questa comunione divina mediante la loro fede nella rivelazione fatta da Gesù del “nome” del Padre (Gv 17,6) e crescono in essa mediante l’amore. Questa comunione invisibile con Dio diventa visibile nella loro comunità terrena di fede e di amore, la Chiesa (Gv 17,21.23).

Il fatto che questa richiesta dell’unità sia posta subito dopo il riferimento al rimanere nel mondo dei discepoli dopo la dipartita di Gesù (Gv 17,11) suggerisce che gli attacchi del mondo si concentreranno soprattutto per compromettere l’unità dei discepoli. Lo scopo degli attacchi del mondo, frontali o astutamente e sottilmente indiretti, consiste nello spezzare l’unità dei discepoli con Gesù per assumere in modi svariati la mentalità del mondo in termini di ribellione, peccato e odio (Gv 3,19-21; 7,7). Nella misura in cui la mentalità del mondo influenza i discepoli e li rende artefici di divisioni, discordie, peccati e scandali l’unità della Chiesa è indebolita e il potere della sua testimonianza, di fronte al mondo, dell’amore di Gesù per il Padre è compromesso. Queste parole ci aiutano a comprendere quanto sia importante l’unità, che non può e non deve essere ridotta ad un fatto meramente disciplinare e quanto siano nell’errore coloro che si lludono di salvare la morale o la fede staccandosi dall’unità della Chiesa. È solo una sottile illusione diabolica, che, nella misura in cui riesce a sedurre i “buoni”, diventa un vero e proprio: “Colpo da maestro di Satana”.

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