« Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Sei tu il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?”. Pilato disse: “Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” » (Gv 18,33-37).
Gli uomini nella loro origine sono uguali, perché formati dalla stessa argilla. Gli uomini sono uno nella carne e diversi per l’anima che conferisce loro una personalità distinta. In Gesù sono chiamati ad essere uno « per mezzo della sua carne », in quanto membra del suo corpo. La Chiesa è il nuovo popolo di Dio non perché “sostituisce” il popolo di Israele, ma perché è un popolo “nuovo”, una famiglia di popoli, dove gli uomini ritornano, nella carne di Cristo, alla loro unità originaria.
Israele rimane il popolo di Dio, perché le promesse divine sono senza pentimento (cfr. Rm 11,29). Singoli ebrei entreranno lungo i secoli nella Chiesa, ma Israele in quanto popolo solo dopo che tutti i popoli saranno entrati (cfr. Rm 11,25-26). Il titolo di Re è quello che riassume tutti questi significati: Gesù, offrendo la sua vita « per riunire i figli di Dio che erano dispersi » (Gv 11,52) è e rimane il messia di Israele e – come tale – realizza l’unità della Chiesa in quanto famiglia dei popoli e riporta gli uomini all’unità originaria. Lui è il nuovo Adamo.
Il tema del Regno percorre tutto il Vangelo, basta pensare all’annunciazione del Signore a Maria, dove l’arcangelo Gabriele rivela alla Madonna che Gesù sarà Re ed il suo Regno sarà eterno: « Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine » (Lc 1,31-33).
I Magi, a loro volta, camminano verso il Re dei Giudei, che è nato a Betlemme (Mt 2,2). All’inizio del suo ministero, Gesù stesso annuncia: « il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino…» (Mc 1,15) ed è il Signore stesso a mandare gli apostoli a predicare la buona notizia del Regno di Dio (Mt 10,7), come anche è lui stesso a spiegare ai farisei che: « Il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o eccolo là, perché il Regno di Dio è in mezzo a voi » (Lc 17,20-21).
Nelle parabole poi, che hanno come tema centrale il Regno, ne spiega le caratteristiche ed i contenuti, fino rispondere a Pilato, durante la passione: « il mio regno non è di questo mondo » (Gv 18,36). Il che non vuol dire che non è presente in questo mondo, ma che non nasce e non si afferma con i mezzi di questo mondo. Letteralmente infatti dice « il mio regno non è da questo mondo [ἡ βασιλεία ἡ ἐμὴ οὐκ ἔστιν ἐκ τοῦ κόσμου τούτου].
L’affermazione fondamentale la troviamo nel Vangelo di Giovanni dove Gesù, rispondendo sempre a Pilato, afferma: « Io sono re » (Gv 18,37). Questo è il titolo che campeggia sulla croce e con questo titolo venne sbeffeggiato durante la sua passione e la sua morte. Il Regno, che si identifica con Gesù stesso, si manifesterà nella gloria quando tutta l’umanità sarà uno in Gesù. In quel giorno egli giudicherà ciascuno secondo la legge dell’amore e consegnerà il Regno a Dio Padre (1Cor 15,20-26).
In attesa della sua venuta, il Regno di Dio è in costruzione, giorno dopo giorno, nel grande cantiere della storia. È Work in progress nella mia vita. È il senso vero della mia vita.