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Il pensiero del giorno: Gv 6,35-40

18 Aprile 2018 - Autore: Don Piero Cantoni

« Gesù rispose loro: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” » (Gv 6,35-40).
Il discorso sul pane di vita (6,35-58) è – insieme – un invito alla fede ed un invito ad una unione d’amore che si può anticipare su questa terra mediante il Sacramento. Se mangiare significa credere (6,35-47), credere di suo conduce a mangiare (6,48-58). Gesù è la Parola eterna di Dio che si è fatta carne. Ascoltando la sua Parola ci nutriamo della sua Vita divina; se però ci nutriamo della sua Vita divina è proprio il dinamismo di questa vita che ci conduce ad unirci a Lui, a fare tutt’uno con Lui. « La Comunione accresce la nostra unione a Cristo. Ricevere l’Eucaristia nella Comunione reca come frutto principale l’unione intima con Cristo Gesù. Il Signore infatti dice: “Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,56).
La vita in Cristo ha il suo fondamento nel banchetto eucaristico: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me” (Gv 6,57). “Quando, nelle feste del Signore, i fedeli ricevono il Corpo del Figlio, essi annunziano gli uni agli altri la Buona Notizia che è donata la caparra della vita, come quando l’angelo disse a Maria di Magdala: “Cristo è risorto!”. Ecco infatti che già ora la vita e la risurrezione sono elargite a colui che riceve Cristo” [Fanqith, Ufficio siro-antiocheno, vol. I, Comune, 237a-b] » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1391).
La fede è unione con Gesù, in un modo tale che noi ci rifugiamo in Lui (Rm 8,1) e Lui abita in noi (Eb 11,1) e questo in modo non solo metaforico ma reale. Con la santa comunione questa realtà diventa fisica, corporea, anche se in modo non ancora definitivo: « Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue dimora in me e io in lui » ( Gv 6,56 ). Lui in me, io in Lui: è quell’intreccio indescrivibile ed ineffabile che si realizza nell’amore. Io non cesso di essere me stesso e Lui non cessa di essere Lui, ma io divento Lui perché nell’Amore faccio tutt’uno con Lui.

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