« Uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse: “Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!”. Gli rispose: “Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”” » (Lc 14,15-24).
Il grande banchetto di festa è un’immagine spesso presente nella Bibbia per significare la comunione dell’Alleanza con Dio e tra gli uomini (cfr. Gen 26,28-31; 31,44-54; Es 24,9-11; 2Sam 3,20-21). Dio sta preparando un grande banchetto per celebrare la salvezza di tutti i figli di Israele e delle nazioni: « Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati » (Is 25,6).
Mangiare insieme è un’immagine assolutamente evidente presso tutti i popoli e in tutte le tradizioni per significare l’amicizia e la gioia. Quest’immagine di festa e di gioia così chiaramente prefigurata nell’Antico Testamento diventa realtà nel Nuovo: « Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi” » (Lc 22,19-20) per compiersi definitivamente nella comunione celeste: « Allora l’angelo mi disse: “Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello!”. Poi aggiunse: “Queste parole di Dio sono vere” » (Ap 19,9).
Approfittiamo dell’invito che ci è rivolto oggi e non troviamo scuse come gli invitati della parabola. In essa c’è come un crescendo: prima i figli d’Israele, poi i figli delle nazioni, poi i personaggi più improbabili e impuri (negli scritti di Qumran gli storpi, i ciechi e gli zoppi erano esclusi dal banchetto messianico). La grazia di Dio in questo tempo definitivo diventa come una forza irresistibile (« costringili ad entrare ») a cui è molto difficile resistere. Ci vuole tanto, tanto orgoglio: si capisce che quelli che subiscono più facilmente questa “violenza” sono i personaggi più “improbabili”, quelli raccattati sul bordo delle strade…
Abbiamo in tasca un invito a cena in Paradiso da parte del Padrone del mondo! Affrettiamoci e prepariamoci bene…