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Il pensiero del giorno: Lc 21,5-11

27 Novembre 2018 - Autore: Don Piero Cantoni

« Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, disse: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”. Gli domandarono: “Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?”. Rispose: “Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine”. Poi diceva loro: “Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo” » (Lc 21,5-11).

 

Il discorso escatologico (Mt 24-25; Mc 13; Lc 17,20-37; 21,5-38) è l’ultimo dei cinque discorsi programmatici di Gesù, è detto anche “discorso del monte degli Ulivi”, perché ha luogo fuori dalla grande città nel luogo in cui si può vedere Gerusalemme e il Tempio.  Gesù prospetta una “Apocalisse”, facendo un discorso che ha come scopo la contemplazione degli ultimi tempi della storia.

Non è una mera “previsione”, anche se contiene elementi che comportano una previsione certa di eventi ormai prossimi. È soprattutto una contemplazione in cui la “composizione di luogo” è costituita dallo spettacolo del Tempio e di Gerusalemme così come si possono vedere dal monte degli Ulivi.

Vedendo lo spettacolo del Tempio Gesù predice la sua prossima distruzione ad opera dell’esercito romano, distruzione che effettivamente avverrà nel 70 dopo Cristo e sarà uno degli eventi più terribili della storia di tutti i tempi. Gesù però fa intravvedere profeticamente il senso cosmico dell’evento che va al di là del suo prodursi in un momento preciso della storia.

Per questo fa uso di temi ormai classici della letteratura apocalittica: « Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo ». La venuta storica di Gesù come signore della storia è un evento che si sta producendo. La sua vittoria – la Resurrezione – sarà alla portata di questa generazione.

Ma questa vittoria ha un valore cosmico che deve ancora manifestare tutte le sue possibilità e darsi in pienezza solo alla sua seconda venuta. Fine del Tempio, realizzazione del vero Tempio, che è il vero Corpo di Cristo – la Chiesa – nella storia, fine del mondo e conclusione della storia con la realizzazione definitiva della vittoria di Gesù e della sua Chiesa sono tre eventi strettamente connessi che si illuminano l’un l’altro.

L’Apocalisse – ogni apocalisse – è un discorso di speranza certa. Una lotta terribile, a cui noi siamo chiamati a partecipare ora, in questo preciso momento, e una vittoria splendida e definitiva che già ora incomincia e si annuncia nella nostra vita di figli di Dio. La vita del cristiano è un’avventura di lotta e di vittoria per la potenza invincibile della misericordia di Dio accolta nel nostro cuore.

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