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Il pensiero del giorno: Lc 21,5-11

22 Novembre 2016 - Autore: Don Piero Cantoni

« Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, disse: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”. Gli domandarono: “Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?”. Rispose: “Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine”. Poi diceva loro: “Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo » (Lc 21,5-11)

« […] prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento » (Fil 1,9); « Quanto s’addice la sapienza agli anziani, il discernimento e il consiglio alle persone onorate! » (Sir 25,5); « il dono di discernere gli spiriti » (1Cor 12,10). « Badate di non lasciarvi ingannare » dice il Signore, perché molti verrano in mio nome a dirvi che succederà questo e succederà quello, a dirvi di fare questo e di fare quello… Non lasciatevi turbare, non fatevi « terrorizzare », perché la verità anche quando è dura è sempre accompagnata dalla pace. La verità, se è vera, porta all’amore; l’amore, se è vero, porta alla verità. Il cristiano deve dunque discernere. «Discernimento» è una parola che per la fede cristiana ha un grande valore. Tutta la rivelazione è in vista della fede, che è discernimento per poter vivere consapevolmente e attivamente il piano di Dio. Per poter «partecipare». Dio infatti ci chiama ad essere partecipi della sua stessa realtà, della sua «natura»: « ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina » (1 Pt 1,4). Maria ha vissuto così la sua fede: « serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore » (Lc 2,19) per vivere il progetto di Dio con adesione piena e libera, affinché ogni istante della vita fosse la prosecuzione non passiva del suo proposito «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Si noti che l’«avvenga» della Madonna traduce il greco ghénoito, che è un ottativo, cioè il modo (assente in italiano) che indica auspicio e desiderio. Non «accetto perché non posso fare altrimenti», ma «voglio, desidero, faccio mio il progetto!». La fede è per partecipare, ma per partecipare bisogna discernere. I dogmi sono i primi criteri di discernimento. Il Catechismo è un ampliamento del pensiero della Chiesa contenuto nei suoi dogmi fondamentali. Poi però – nella misura in cui si vuol vivere veramente la fede – il discernimento si deve fare più particolare e personalizzato. Allora ci vuole l’orazione mentale (o «preghiera del cuore») per comprendere meglio che cosa Dio vuole da me. San Tommaso deduce la necessità, per la salvezza, dei doni dello Spirito Santo dalla impossibilità per la ragione, anche per quella illuminata dalla fede, di risolvere tutti i problemi della vita cristiana concreta. Cristiano è colui che è « guidato dallo Spirito di Dio » (Rm 8,14). Nel mondo del cristiano però, sia interiore che esteriore, non parla solo lo Spirito di Dio! Ecco la necessità imprescindibile del discernimento. Il discernimento degli spiriti di cui parla sant’Ignazio non è altro che un ampliamento e una « personalizzazione » del discernimento che è costitutivo della fede. Il suo campo di applicazione proprio è certamente l’interiorità, ma può (e deve) essere esteso senza forzature a tutta la realtà. La vita spirituale infatti (la vita « secondo lo Spirito » Gal 5,16) non è solo un evento interiore, ma abbraccia tutta quanta l’esistenza cristiana, individuale e sociale. Questo discernimento personale nasce e si sviluppa nella preghiera e nel colloquio spirituale. La lettura della Scrittura nutre la fede e rafforza il suo discernimento. La Scrittura infatti è la storia della Provvidenza divina che ci permette di assecondarla e «interpretarla» con intelligenza spirituale a tutti i livelli in cui essa opera. Il discernimento è aiutato da tante luci. La confusione può essere anche molto grande, ma il giudizio del cristiano si mantiene sicuro se non si lascia distrarre da questi fari: la devozione a Maria; la preghiera del cuore; l’obbedienza all’insegnamento vivente della Chiesa, che ha nel vescovo di Roma (il “Papa”, cioè il padre per eccellenza) il suo critero visibile di unità; la lettura devota della Scrittura; la Confessione; l’Eucaristia. Che cosa fa il Demonio, che non dorme mai? Cerca di distrarre la nostra attenzione da queste luci, ci riempie la mente di dubbi, il cuore di paura, il cervello di ragionamenti complicati l’uno in contraddizione con l’altro. Una volta staccati dalle fonti di luce, siamo come un topolino tra le zampe del gatto… La Mamma ci dice da tempo: pregate, pregate, pregate…

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Info Don Piero Cantoni

Don Pietro Cantoni nasce a Piacenza il 19 aprile 1950. Autore di numerose pubblicazioni, è stato professore stabile di teologia presso lo Studio Teologico Interdiocesano “Mons. Enrico Bartoletti” di Camaiore (LU). Fondatore della Fraternità san Filippo Neri nella diocesi Massa Carrara – Pontremoli, è membro del capitolo nazionale di Alleanza Cattolica e guida Esercizi ignaziani dal 1975.

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