« Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni » (Lc 24,35-48).
L’evento della Resurrezione, a cui siamo chiamati a partecipare, è un mistero. Dire che è un mistero non significa che è inutile occuparcene, ma che dobbiamo accostarci ad esso con rispetto e umiltà. La apparizioni di Gesù raccontate dagli evangelisti sottolineano la continuità tra il corpo del Risorto e la sua vita precedente, mentre san Paolo da un altro punto di vista sottolinea la discontinuità che caratterizza il rapporto tra il corpo terreno e il corpo spirituale dei risorti (cfr. 1Cor 15,37-44). Rispettare il mistero vuol dire tener ben presenti entrambi gli aspetti, senza enfatizzarne uno a scapito dell’altro. Anche noi siamo chiamati a diventare “spirituali”, non nel senso che saremo solo spirito e il nostro corpo si dissolverà, ma nel senso che lo spirito in noi dominerà finalmente e completamente il nostro corpo: tra i due non ci sarà più antagonismo ma compiuta complementarietà.
Non diventeremo angeli, ma saremo « come angeli nel cielo » (Mt 22,30; Mc 12,25; Lc 20,36). Saremo anche noi “uomini celesti”, non nel senso che abbandoneremo ogni materia e vivremo in un luogo in cui non ci sarà più materia, ma nel senso che la nostra materia non sarà più caotica e dunque non ci sfuggirà più, ma sarà interamente al nostro servizio. Spesso i miracoli dei santi anticipano in questo mondo il nostro destino futuro. I loro corpi – o parti di essi – rimangono incorrotti dopo la morte, si sollevano da terra, si trovano contemporaneamente in luoghi diversi…