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Il pensiero del giorno: Mc 10,13-16

26 Maggio 2018 - Autore: Don Piero Cantoni

« Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”. E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro » (Mc 10,13-16).

Gesù mette un bambino al centro, per invitarci a diventare come lui. Cosa intende con questo? In che cosa dobbiamo diventare come dei bambini? « […] se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli » (Mt 8,3). Gesù non ci chiede di diventare bambini nel senso di cadere nell’ “infantilismo”: « non comportatevi da bambini nei giudizi. Quanto a malizia, siate bambini, ma quanto a giudizi, comportatevi da uomini maturi » (1Cor 14,20).

Il bambino è certamente  “immaturo”, non sa, ma però è tutto pervaso da un irresistibile desiderio di sapere. « […] quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto » (1Cor 13, 10-12; cfr. anche 1Pt 2, 2).

Una caratteristica del bambino spesso fastidiosa per l’adulto è proprio questo suo impertinente desiderio di sapere che si traduce in continue domande, che sono per lo più domande “difficili” e quindi imbarazzanti. Il bambino smette di fare domande solo quando ha perso fiducia nell’adulto, a causa del suo cattivo esempio. Il bambino è piccolo, ma desidera crescere. Un bambino che vuole rimanere tale ha dei problemi: in lui l’infantilismo è diventato “patologico”. Chi rimane in questo stato si sottopone a tanti gravi pericoli, rischia cioè di diventare come: « […] fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore » (Ef 4,14). C’è però una semplicità, una ingenuità, una umiltà che devono rimanere anche nell’adulto, nel vecchio e nell’intellettuale e solo se rimangono costituiscono il presupposto di una fede vera.

« Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli » (Lc 10, 21; Mt 11, 25).

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