« Insegnando nel tempio, Gesù diceva: “Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore : Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi . Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?”. E la folla numerosa lo ascoltava volentieri » (Mc 12, 35-37).
Gesù cita il salmo 110 che è un salmo “regale” o “di intronizzazione”. Letteralmente e anticamente esso esprimeva la convinzione che il Re fosse il rappresentante, o meglio, l’espressione di Dio su questa terra. Questa è la convinzione non del solo Israele ma permea per così dire gran parte della concezione della regalità presso tutti i popoli della terra. L’imperatore della Cina è “il figlio del Cielo” e l’imperatore del Giappone “sovrano celeste – Tennō”. Tutti modi di esprimere lo stesso concetto secondo la loro cultura propria. Se si prendono queste concezioni “alla lettera” si tradiscono nel loro significato simbolico profondo e vero. Si contraddice tra l’altro la realtà concreta, perché questi re invecchiano e muoiono. Se ci si ferma al loro significato letterale diventano diabolici, in quanto impediscono di cogliere ed accettare il simbolo e la pre-figurazione. Il loro senso è profetico. Gesù è l’unico Re che è morto, ma per vincere la morte e divenire in questo modo Re vero e per sempre.