« Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello » (Mt 7,1-5).
Il comandamento base è « [amatevi] gli uni gli altri come io ho amato voi » (Gv 15,12, 13,34) e sulla via della traduzione in vita concreta di questo comandamento del Signore ci sono tanti ostacoli. Uno dei più frequenti è il giudizio. Non giudicate! Evidentemente non si tratta di rinunciare alla coscienza, che confronta i comportamenti con la legge morale. Questo sarebbe solo un astuto e sottile fraintendimento, come quello che molti hanno voluto perpetrare davanti alla parola di papa Francesco: « chi sono io per giudicare! ». Lo stesso astuto e maligno fraintendimento che certi scribi e farisei hanno fatto contro Gesù, interpretando il suo « non giudicate » come un’alleanza in piena regola con il peccato. Quello che intende Gesù è « astenetevi dal giudicare il cuore degli altri ». Nessuno infatti ha accesso alle intenzioni nascoste che danno vita alle azioni degli altri e nessuno conosce il livello di colpevolezza determinato dalle circostanze o dall’educazione ricevuta. Nonostante questo si va spessissimo al di là facendo delle generalizzazioni ingiustificate a partire da questa o quella colpa oggettivamente commessa. L’esempio è, come sempre, tratto dalla vita vissuta. In questo caso dall’esperienza personale di chi parla. Gesù era un lavoratore del legno di mestiere e sapeva bene che cosa voleva dire ricevere una scheggia di legno, sia pur piccola piccola, nell’occhio… L’esempio della trave è evidentemente ironico (anche Gesù sa fare dell’ironia…): per un carpentiere (il suo mestiere per tanti anni) la differenza tra una scheggia di legno e una trave è qualcosa di molto concreto. Per giudicare, non moralmente e astrattamente, ma nel caso personale e concreto, ci vuole un occhio molto fine e libero. Preoccupati prima di tutto di ripulire il tuo sguardo da ogni ingombro, da ogni interesse maligno (se è cattivo lui, che sembra bravo, posso essere tranquillamente cattivo io e dar l’impressione di essere bravo…). Rifletti attentamente prima di dare un giudizio su una persona, sia esternamente che nella profondità del tuo cuore.