« Perché le genti sono in tumulto e i popoli cospirano invano? Insorgono i re della terra e i prìncipi congiurano insieme contro il Signore e il suo consacrato: “Spezziamo le loro catene, gettiamo via da noi il loro giogo!”. Ride colui che sta nei cieli, il Signore si fa beffe di loro. Egli parla nella sua ira, li spaventa con la sua collera: “Io stesso ho stabilito il mio sovrano sul Sion, mia santa montagna”. Voglio annunciare il decreto del Signore. Egli mi ha detto: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedimi e ti darò in eredità le genti e in tuo dominio le terre più lontane. Le spezzerai con scettro di ferro, come vaso di argilla le frantumerai”. E ora siate saggi, o sovrani; lasciatevi correggere, o giudici della terra; servite il Signore con timore e rallegratevi con tremore. Imparate la disciplina, perché non si adiri e voi perdiate la via: in un attimo divampa la sua ira. Beato chi in lui si rifugia » (Sal 2).
Secondo la Lettera agli Efesini, Cristo stesso è la pietra angolare (Mt 21,42) su cui poggia tutto l’edificio, che è fondato sugli apostoli e i profeti. Questo edificio è la “casa” della pace, in quanto Gesù stesso « è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia » (Ef 2,14). In questo senso Gesù è veduto come colui che ha unito pacificamente, senza violenza, i giudei ed i pagani in una nuova comunità, che è la Chiesa. « Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente » (Gen 2,7). Gli uomini nella loro origine sono uguali, perché formati dalla stessa argilla. Gli uomini sono uno nella carne e diversi per l’anima che conferisce loro una personalità distinta. In Gesù sono chiamati ad essere uno « per mezzo della sua carne », in quanto membra del suo corpo. La Chiesa è il nuovo popolo di Dio non perché “sostituisce” il popolo di Israele, ma perché è un popolo “nuovo”, una famiglia di popoli, dove gli uomini ritornano, nella carne di Cristo, alla loro unità originaria. Israele rimane il popolo di Dio, perché le promesse divine sono senza pentimento (cfr. Rm 11,29). Singoli ebrei entreranno lungo i secoli nella Chiesa, ma Israele in quanto popolo solo dopo che tutti i popoli saranno entrati (cfr. Rm 11,25-26). Il titolo di Re è quello che riassume tutti questi significati: Gesù, offrendo la sua vita « per riunire i figli di Dio che erano dispersi » (Gv 11,52) è e rimane il messia di Israele e – come tale – realizza l’unità della Chiesa in quanto famiglia dei popoli e riporta gli uomini all’unità originaria. Lui è il nuovo Adamo. Il tema del Regno percorre tutto il Vangelo, basta pensare all’annunciazione del Signore a Maria, dove l’arcangelo Gabriele rivela alla Madonna che Gesù sarà Re ed il suo Regno sarà eterno: « Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine » (Lc 1,31-33). I Magi, a loro volta, camminano verso il Re dei Giudei, che è nato a Betlemme (Mt 2,2). All’inizio del suo ministero, Gesù stesso annuncia: « il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino…» (Mc 1,15) ed è il Signore stesso a mandare gli apostoli a predicare la buona notizia del Regno di Dio (Mt 10,7), come anche è lui stesso a spiegare ai farisei che: « Il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o eccolo là, perché il Regno di Dio è in mezzo a voi » (Lc 17,20-21). Nelle parabole poi, che hanno come tema centrale il Regno, ne spiega le caratteristiche ed i contenuti, fino rispondere a Pilato, durante la passione: « il mio regno non è di questo mondo » (Gv 18,36). Il che non vuol dire che non è presente in questo mondo, ma che non nasce e non si afferma con i mezzi di questo mondo. Letteralmente infatti dice « il mio regno non è da questo mondo [ἡ βασιλεία ἡ ἐμὴ οὐκ ἔστιν ἐκ τοῦ κόσμου τούτου]. L’affermazione fondamentale la troviamo nel Vangelo di Giovanni dove Gesù, rispondendo sempre a Pilato, afferma: « Io sono re » (Gv 18,37). Questo è il titolo che campeggia sulla croce e con questo titolo venne sbeffeggiato durante la sua passione e la sua morte. Il Regno, che si identifica con Gesù stesso, si manifesterà nella gloria quando tutta l’umanità sarà uno in Gesù. In quel giorno egli giudicherà ciascuno secondo la legge dell’amore e consegnerà il Regno a Dio Padre (1Cor 15,20-26). In attesa della sua venuta, il Regno di Dio è in costruzione, giorno dopo giorno, nel grande cantiere della storia. È Work in progress nella mia vita. È il senso vero della mia vita.