Di Andrea Morigi da Libero del 13/07/2019. Foto redazionale
Mentre arricchiscono l’uranio per costruirsi la bomba atomica e ne rendono edotto tutto il mondo, senza proclami e nessuna propaganda, gli iraniani stanno costruendo una rete che agisce nell’ombra in Europa, America del Nord e America Latina e perfino in Africa, dove 300 guerriglieri reclutati in Siria e in Iraq hanno messo nel mirino gli interessi economici occidentali. Del network fanno parte gli Hezbollah libanesi e quelli iracheni, gli Houthi dello Yemen e le Forze Quds, che si appoggiano sulle strutture diplomatiche di Teheran all’estero. Raccolgono informazioni sui nemici, ma intanto si addestrano a colpire.
L’AZIONE DEL MOSSAD
Sono
sorvegliati da un apparato altrettanto efficace, ma dall’esperienza
maggiore, il Mossad, che tenta di prevenirne gli attacchi in tutto il
mondo e informa i servizi segreti stranieri. Non sempre l’attività di
contrasto funziona: nel 2012 un’ondata di attentati contro obiettivi
israeliani si è scatenata in Bulgaria, a Cipro, in India e in Kenya.11
direttore dell’intelligence dello Stato ebraico, Yossi Cohen,
intervenuto alla conferenza sulla sicurezza di Herzliya, ha svelato i
piani e la strategia del nemico lanciando un allarme. Qualche minaccia
viene sventata, altrettanto in silenzio, come in occasione dello
smantellamento di un laboratorio di esplosivi a Londra, di cui riferiva
il Sunday Telegraph il 9 giugno scorso, ma avvenuta ai tempi del governo
di David Cameron nel Regno Unito. Chi tenta di muoversi in anticipo
sono i tedeschi. Un rapporto degli 007 del Land della Bassa Sassonia,
ctato dal Jerusalem Post, afferma che il numero di membri e sostenitori
di Hezbollah in Germania è salito da 950 nel 2017 a 1.050 nel 2018.
Prospereranno, cresceranno e si moltiplicheranno ancora, finché l’Unione
europea e la Germania, a differenza di Usa, Canada, Paesi Bassi e Lega
Araba continueranno a consentire al braccio politico degli sciiti
libanesi di raccogliere fondi e organizzarsi, indicando come entità
terroristica soltanto le loro formazioni armate. I loro agenti non
indossano divise e segni di riconoscimento militari, ovviamente, e sono
liberi, una volta entrati nel territorio del Patto di Schengen, di
spostarsi dove vogliono. Tanto più se sono protetti da ambasciate e
consolati di Teheran. In Francia, l’anno scorso avevano a disposizione
mezza tonnellata di esplosivo, trasportato in valigie diplomatiche a
bordo di aerei privati da Teheran a Ginevra o giunto in Austria su un
Airbus A320 di linea con 240 passeggeri. Era sufficiente a far saltare
in aria l’aereo o la sala dove era stato organizzato un raduno di
oppositori del regime degli ayatollah, al quale era stato invitato anche
Rudolph Giuliani. ex sindaco di New York e attualmente consigliere
giuridico del presidente Usa Donald Trump. Sarebbe stato un botto
devastante, anche per le conseguenze politiche. Ma era stata bloccata in
tempo, a Bruxelles, una coppia di belgi di origini iraniane che stavano
trasportando la bomba a Parigi.
KILLER IN AZIONE
I
killer riescono meglio negli omicidi a freddo, come nel 2015, quando
uccisero Mohammad Reza Kolahi Samad, cittadino iraniano di nazionalità
olandese ad Almere, e nel 2017 il connazionale Ahmad Molla Nissi in una
stradina della capitale L’Aja. Lo stesso anno, avevano assassinato a
Istanbul Saeed Karimian. Nel 2018, invece, in Danimarca, era fallito un
attentato contro un separatista arabo. Nel quadro internazionale, ora
che la tensione, scatenata dal sequestro di una petroliera iraniana a
Gibilterra e dal tentativo dei Pasdaran di bloccare una petroliera del
Regno Unito, sembra essersi spostata sui britannici, Londra ha deciso di
aumentare la propria presenza militare nel Golfo Persico anticipando il
dispiegamento di una seconda nave da guerra, il cacciatorpediniere HMS
Duncan, mentre la fregata HMS Montrose è già sul posto. I fronti da
controllare si fanno più numerosi e richiedono mezzi di contrasto più
efficaci perché l’avversario non scherza.