L’interessantissima lettera del Papa sull’importanza della letteratura nella formazione dei seminaristi si incontra con le riflessioni suscitate dal recente pellegrinaggio degli adolescenti di Alleanza Cattolica davanti al Volto Santo di Lucca
di Aurelio Carloni
Il pellegrinaggio da Siena a Lucca, sulla Via Francigena, dei giovani di Alleanza Cattolica, alla scoperta del Volto Santo, pellegrinaggio conclusosi pochi giorni fa e descritto nel bel post di Sabina Losi, pone con forza il tema della formazione dei giovani.
Che fare perché il loro entusiasmo non si spenga una volta tornati alla routine quotidiana, caratterizzata dalla frantumazione del pensiero e dalla conseguente superficialità, che appiattisce tutto e banalizza la realtà senza alcuna prospettiva di senso della vita?
Una risposta concreta la offre Papa Francesco nella sua splendida lettera «sul ruolo della letteratura nella formazione». Un testo che nasce in origine per la formazione sacerdotale, ma che poi viene indirizzato dal Pontefice alla «formazione di tutti gli agenti pastorali, come pure di qualsiasi cristiano».
Questi giorni di canicola hanno riportato chi scrive a quelli della sua adolescenza, trascorsi in estate, in attesa del mare e della spiaggia con famiglia e amici, a leggere romanzi di ogni genere. Un ritorno al passato – remoto – sollecitato dalla riflessione quasi in apertura della lettera: «Spesso nella noia delle vacanze, nel caldo e nella solitudine di alcuni quartieri deserti, trovare un buon libro da leggere diventa un’oasi che ci allontana da altre scelte che non ci fanno bene. Poi non mancano i momenti di stanchezza, di rabbia, di delusione, di fallimento, e quando neanche nella preghiera riusciamo a trovare ancora la quiete dell’anima, un buon libro ci aiuta almeno a passare la tempesta, finché possiamo avere un po’ più di serenità. (…) Prima della onnipresenza dei media, dei social, dei cellulari e di altri dispositivi, questa era un’esperienza frequente, e quanti l’hanno sperimentata sanno bene di cosa sto parlando. Non si tratta di qualcosa di superato».
Ecco, la lettura è mezzo di formazione e se il libro è buono (punto che il Papa non manca di sottolineare) può divenire strumento prezioso di salvezza. Come? Il Pontefice lo spiega con queste parole: «(…) leggendo un testo letterario, siamo messi in condizione di “vedere attraverso gli occhi degli altri”, acquisendo un’ampiezza di prospettiva che allarga la nostra umanità. Si attiva così in noi il potere empatico dell’immaginazione, che è veicolo fondamentale per quella capacità di identificazione con il punto di vista, la condizione, il sentire altrui, senza la quale non si dà solidarietà, condivisione, compassione, misericordia. Leggendo scopriamo che ciò che sentiamo non è soltanto nostro, è universale, e così anche la persona più abbandonata non si sente sola».
Chi leggendo le Confessioni di sant’Aurelio Agostino non viene posto, con gli occhi stessi del santo, di fronte all’abisso di un’umanità perduta che può porsi, come il dottore di Ippona, alla ricerca del Volto Santo di Nostro Signore Gesù Cristo, esattamente come hanno fatto i nostri giovani?
Chi leggendo Guerra e pace di Lev Tolstoj, divorato a conclusione delle medie in un giugno di qualche decennio fa, in una settimana o poco più, non rimane affascinato dal quadro magistrale dell’occupazione napoleonica della Russia, dalla ricostruzione nitida e senza nascondimenti delle battaglie e delle loro conseguenze sugli uomini, sulle loro abitazioni e terre?
Chi leggendo Il Signore degli Anelli di J.R.R Tolkien non sprofonda nella battaglia tra bene e male, ossia nello scontro perpetuo tra Civitas Dei e civitas diaboli, nel quale la civitas hominum deve scegliere da che parte stare? Oppure non è chiamato ad approfondire il tema dell’amicizia (che cosa non si fa per un amico fraterno?), del combattimento contro le proprie paure e fragilità e delle conseguenti cadute? Quanti personaggi e quanti episodi della trilogia di Tolkien richiamano l’importanza di dare senso alla vita, di usare misericordia nei confronti di chi sbaglia e si pente, di perseverare sempre nel bene fino alla fine del percorso?
Chi, infine, leggendo (per fare solo un altro dei molti possibili esempi) il Cavallo rosso di Eugenio Corti, che ripercorre la storia di più generazioni di una famiglia borghese, non è tragicamente chiamato a sprofondare nella tragedia, fatta di sangue fraterno versato e di vite spezzate, della guerra civile che divise l’Italia con delitti e stragi da entrambe le parti?
Ho citato solo alcuni degli autori che possono dare un contributo prezioso alla formazione dei giovani. Si potrebbero aggiungere Louis de Wohl, con i suoi splendidi romanzi storici; Carlo Alianello, che aprì alla lettura critica del Risorgimento e alla corretta interpretazione di quella Insorgenza meridionale che fu demonizzata e chiamata dagli occupanti piemontesi “Brigantaggio”; Aleksandr Solzenicyn, che nei suoi racconti e romanzi descrive col suo stile asciutto l’abominio del totalitarismo social-comunista sovietico e dell’oppressione dell’umano e della sua natura nell’Arcipelago Gulag; C. S. Lewis con le Cronache di Narnia, Le lettere di Berlicche e le altre sue opere; T. S. Eliot con i suoi poemi; R. Benson, citato molte volte da Papa Francesco con capolavori come Il padrone del mondo.
Una analisi particolare e a parte meriterebbero le fiabe preziose per la crescita umana dei bambini. Sono debitore, tra le molte altre cose, a mia nonna materna per la lettura serale delle favole di Grimm, di Andersen e di altre, di cui conservo le inimitabili edizioni Einaudi della collana “I Millenni”. I mondi che allora creavo ed esploravo con la fantasia ancora oggi mi aiutano a osservare il mondo reale e ad analizzare e risolvere, quando sono alla mia portata, i problemi che si affacciano quotidianamente.
Alleanza Cattolica ha sempre invitato alla lettura di saggi politici, storici, filosofici i propri militanti, ma è anche sempre stata attenta alle opere letterarie che potessero presentare una visione della vita dove tutto è fatto, ignazianamente parlando, a maggior gloria di Dio, anche sociale.
Oggi rendiamo gloria a Dio, che ringraziamo per i nostri giovani in pellegrinaggio, e per la lettera del Papa, che ci invita a non perdere tempo, ma a utilizzarlo bene per “perderci” in questi giorni di caldo tra le pagine di un bel romanzo, pagine che spesso sono come le ciliegie dove l’una tira l’altra fino a sera tarda.
Io ringrazio per il momento anche Piero Bargellini per il suo romanzo storico breve in cui descrive la vita di Fra Diavolo, “brigante” e insorgente alla fine del Settecento contro le truppe napoleoniche nel Regno borbonico. Mi ha tenuto compagnia in questi giorni con la sua perfezione letteraria.
Mercoledì, 21 agosto 2024