Le parole del Papa all’episcopato siciliano, ricevuto in udienza privata
di Ferdinando Raffaele
Mantenere la via che conduce a Cristo, partendo dai doni e dai carismi ricevuti: è questo, nella sostanza, il messaggio che Papa Francesco ha consegnato pochi giorni fa ai rappresentanti della Chiesa siciliana ricevuti in udienza.
Ai sacerdoti e ai prelati, guidati da monsignor Antonino Raspanti, presidente della Conferenza episcopale siciliana nonché vescovo di Acireale, il Pontefice ha ricordato i punti di forza che dovrebbero orientare la loro azione pastorale. Innanzi tutto la consacrazione dell’isola a Maria Immacolata, la cui presenza vivifica la dimensione comunitaria del mondo ecclesiale e fa sì, se vissuta, che «tra il sacerdote e la Madre celeste» si intrecci quotidianamente «un segreto dialogo che conforta e lenisce ogni ferita». Papa Francesco ha pure ricordato quanto sia radicata presso il popolo siciliano «la figura sacerdotale in mezzo al popolo» e come questa figura costituisca un punto di riferimento imprescindibile in tante comunità: «si guarda ancora ai sacerdoti come a guide spirituali e morali, persone che possono anche contribuire a migliorare la vita civile e sociale dell’Isola, a sostenere la famiglia e ad essere riferimento per i giovani in crescita».
La cosciente maturazione di questi carismi potrà indicare il percorso che il clero siciliano dovrà affrontare per rispondere ad alcune sfide di portata universale. Prima fra tutte quella determinata dall’inverno demografico e dalla fuga di tanti giovani dalla propria terra. Concetto, questo, sottolineato dal vescovo Raspanti nell’intervista rilasciata al quotidiano Avvenire subito dopo l’udienza: «in molti paesi, soprattutto dell’entroterra, i giovani non ci sono quasi più: vuoi perché non nascono; vuoi perché se ne vanno a studiare o a lavorare fuori. È un fenomeno diffuso e, ahimè, terribile che produce frammentazione e rischia di portare al “deserto”. Si tratta di un sintomo della più generale sfiducia verso il futuro, che in ultimo rappresenta il dileguamento della speranza. Secondo il Papa, sacerdoti e vescovi devono farsene carico, operando in modo «pieno, totale ed esclusivo». Del resto, i problemi della Sicilia ripropongono, con le particolarità locali, quelli universali che la Chiesa di oggi vive: perdita di fede, violenza, individualismo, relativismo. Ma Papa Francesco indica anche dei testimoni: don Pino Puglisi e il giudice Rosario Livatino. Entrambi hanno fornito al popolo cristiano (ma non solo a esso) un modello di vita: un modello, però, non fondato solo sull’impegno sociale, ma radicato imprescindibilmente su un’intensa vita di preghiera e di fede.
Martedì, 14 giugno 2022