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“Orbán: «Migranti come insetti»”

3 Aprile 2017 - Autore: Andrea Morigi

Il premier ungherese attacca la Merkel: «Abbiamo pestato il formicaio mediorientale» E accusa le organizzazioni non governative di guadagnare dalla tratta del Mediterraneo
 «Se diamo un calcio a un formicaio, non dovremmo sorprenderci se poi le formiche ci sopraffanno». L’analogia fra gli insetti e i migranti, che soltanto Viktor Orbán poteva osare, non è politicamente corretta, ma è l’unica immagine in grado di suscitare un po’ di curiosità nella platea del congresso dei Popolari europei, riuniti per incensare Angela Merkel. Fra i tutti i leader, il primo ministro ungherese è l’ unica voce dissonante, ma si distingue per dire quel che anche gli altri pensano.

Eppure soltanto lui ha il coraggio di lanciare l’allarme: è in pericolo l’identità cristiana delle Nazioni. Ce la siamo andata a cercare, con l’ accoglienza indiscriminata, ma anche sostenendo le rivolte contro i regimi siriano e libico, ricorda il leader ungherese. Dopodiché, osserva, risulta piuttosto ridicolo lamentarsi delle conseguenze. Abbiamo aperto le porte al «cavallo di Troia del terrorismo», cioè all’ immigrazione. Ce l’avevano presentata come un rimedio agli effetti del calo demografico e invece «si è rivelata una falsa soluzione alla carenza di manodopera».
Qualcuno, in effetti, ha trovato un’ indubbia convenienza nel fenomeno e così «l’immigrazione si è rivelata sempre più come un business per le organizzazioni non governative».
Casomai, si potrebbero costruire «dei luoghi di raccolta sicuri sulle coste libiche». Ma quell’ ipotesi significherebbe l’ addio ai lauti guadagni da parte dei professionisti della tratta degli umani. E non si tratta di un monopolio esclusivo degli scafisti.
Ora vi sarà anche chi si sorprenderà del fatto che il partito Fidesz di Orbán sia stato accolto nel Ppe e tenterà di prendere le distanze dalle parole del suo leader e perfino chi griderà allo scandalo, dimenticando che, a ben vedere, sono le stesse identiche conclusioni alle quali si era giunti, appena due giorni prima, a un evento preparatorio e in qualche modo propedeutico, organizzato dalla Fondazione Adenauer, un organismo che più democristiano di così non ce n’è.
Sempre a Malta, e alla presenza del presidente della Commissione Esteri del Parlamento europeo, David McAllister, infatti erano riecheggiate le medesime accuse verso il cosiddetto mondo del volontariato, suscitandone le reazioni stizzite. Per urtarne la sensibilità era stato sufficiente che il senatore Mario Mauro, presidente dei Popolari per l’Italia, facesse riferimento all’audizione del 22 marzo, davanti alla Commissione Schengen, del procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, un magistrato che non si ritiene obbligato a indossare il paraocchi della solidarietà indiscriminata.
«Insieme a Frontex e alla Marina Militare stiamo cercando di monitorare queste Ong che hanno dimostrato di avere grandi disponibilità finanziaria», nel tentativo di «capire chi c’è dietro tutte queste organizzazioni umanitarie che sono proliferate in questi ultimi anni, da dove vengono tutti questi soldi che hanno a disposizione e soprattutto che gioco fanno», aveva rivelato il giudice. Insomma, i fatti ci sono e i sospetti per molti sono già certezze.
Tant’è che, secondo un rapporto di Frontex all’ Ue, ai migranti «verrebbero date chiare istruzioni prima della partenza sulla direzione da seguire per raggiungere le imbarcazioni Ong», le cui navi si spingerebbero spesso vicino la costa libica come dei taxi, ipotizzando accordi con i negrieri. Il dato di fatto è che i migranti portati dalle navi Ong al porto etneo sono aumentati del 30% negli ultimi quattro mesi del 2016 e del 50% nel 2017.
Se ne sta fuori perfino la mafia, che preferisce agire «dove ci sono i grandi flussi finanziari, come quelli per i centri di accoglienza e assistenza».

Il risultato di tali dinamiche appare scontato, anzi si traduce in una facile profezia – e per giunta di tenore piuttosto apocalittico – per Orban: «Se le cose continueranno così, per noi dell’Europa centrale» è inevitabile che «già le attuali generazioni» vedranno incombere «una presenza islamica dominante», che ha creato «società parallele» con un «alto potenziale antisemita». Quegli stessi concetti erano stati espressi nella risoluzione della Presidenza del Ppe, approvata nei giorni scorsi, sul contrasto all’estremismo musulmano. Se è preoccupato colui che ha costruito il «muro» per separare il territorio ungherese da quello serbo e, nella Costituzione del 2012, ha sottolineato la centralità della famiglia, della tradizione e della religione cattolica, tutti gli altri capi di Stato e di governo hanno un’unica alternativa: mettersi le mani nei capelli.
–
Andrea Morigi
 –
Da “Libero” del 31 marzo 2017. Foto da Surrounded 

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Info Andrea Morigi

Aderisce ad Alleanza Cattolica nel 1988. È direttore responsabile della rivista “Cristianità”, ai sensi della legge 8 febbraio 1948, n.47.

Giornalista professionista, lavora al quotidiano "Libero" dalla sua fondazione. È stato redattore capo del mensile “Percorsi di cultura, politica, economia”. Ha lavorato all’agenzia di stampa “Contropinione”. Ha collaborato con il quotidiano “Secolo d’Italia” e varie altre testate e siti web.

Consigliere dell'Associazione Lombarda Giornalisti.

Nel 2011 ha pubblicato con Hamza Massimiliano Boccolini, per Mursia, Media e Oriente.

Nel 2004 ha pubblicato, per Piemme, Multinazionali del terrore.

Ha curato la redazione di La libertà religiosa nei Paesi a maggioranza islamica. Rapporto 1998 e dei successivi Rapporti sulla libertà religiosa nel mondo dal 2000 al 2014, per "Aiuto alla Chiesa che soffre".

Collabora dal 1993 con l’emittente cattolica “Radio Maria”.

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