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Il pensiero del giorno: 1Cor 10,31 – 11,1

11 Febbraio 2018 - Autore: Don Piero Cantoni

« Dunque, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza. Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo » (1Cor 10,31 – 11,1).

La vita cristiana, la santità, ha a che fare con la bellezza? Certamente! E questo non è un insegnamento nuovo, perché ha le sue salde radici nella Bibbia stessa ed è stato accolto come fondamentale nell’insegnamento dei Padri della Chiesa, soprattutto orientali. Chi non ricorderà la (giustamente) famosa Filocalia (= amore della bellezza), una antologia di scritti degli antichi padri ed autori spirituali che – stampata a Venezia nel 1782 – è ormai diventato il testo base della spiritualità dell’oriente cristiano.

Questa antologia aveva un antenato illustre: una antologia di testi di Origene, con lo stesso titolo, redatta da san Gregorio di Nazianzo e san Basilio di Cesarea. San Paolo ci dà qui un critero sintetico per condurre bene la propria vita cristiana: « sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio ». Qualunque cosa si faccia deve avere come scopo, come “anima”, la gloria di Dio. Ma che cos’è questa gloria di Dio? Il termine ebraico soggiacente è כָּבוֹד kabod che letteralmente significa “sostanza pesante”.

È importante aver presente questo fondamento nella lingua ebraica per non confondere la gloria della Bibbia con l’ “applauso”! La gloria di Dio è il suo splendore essenziale, la sua luce interiore, il suo fuoco intimo che – nella misura in cui è accolta con umiltà e fiducia – rende chi lo accoglie così, luminoso a sua volta. Si comprende qui meglio come l’umiltà e la sottomissione (la fede!) siano essenziali. Un proverbio ci mette in guardia: « Così come chi mangia troppo miele rimane disgustato, chi cerca di impadronirsi della maestà di Dio rimane schiacciato dalla sua gloria » (Pr 25,27, ho modificato la traduzione sul testo ebraico). La bellezza di Dio è sfolgorante, abbaglia e brucia chi si azzanda a fissare in lei il suo sguardo.

Dio però si è incarnato e ha tradotto la sua gloria nella vita di un uomo: Gesù. Fissando lo sguardo su Gesù e cercando di imitarlo con l’aiuto indispensabile dello Spirito Santo la gloria di Dio si impadronisce di noi e ci rende a poco a poco splendenti della sua stessa luce (cfr. 2Cor 3,18). Questa è la vera evangelizzazione, che avviene per “attrazione”: « Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo ».

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