« Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”. Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio » (Lc 9,51-56).
Gesù sta andando in cielo (« stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto »). Il viaggio lo fa per noi (per me!) perché Lui non si è mai allontanato dal cielo essendo la Parola eterna di Dio. Il suo viaggio verso il cielo lo compie in quanto uomo per coinvolgerci nel suo stesso cammino. In quanto uomo sta andando a Gerusalemme, perché a Gerusalemme si deve compiere la sua morte, cioè l’atto definitivo e perfetto in cui l’Amore infinito di Dio diventerà l’atto di un Amore umano che compirà la storia, dandole il suo senso ultimo. I discepoli non capiscono e questa non comprensione si esprime in modo emblematico nelle parole di Giacomo e Giovanni davanti al rifiuto dei Samaritani: « Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi? ». Siamo sinceri, non abbiamo proprio mai pensato o anche detto, davanti alla cattiveria umana: Dio dovrebbe distruggerli tutti? Magari con un nascosto (neppure tanto nascosto però…) rimprovero nei confronti della eccessiva tolleranza divina? Meno male che Dio non la pensa come noi, altrimenti il mondo (e noi con lui) non esisterebbe più da gran tempo. « “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, [Gesù] si diresse decisamente verso Gerusalemme” (Lc 9,51) [cfr. Gv 13,1]. Con questa decisione, indicava che saliva a Gerusalemme pronto a morire. A tre riprese aveva annunziato la sua passione e la sua Risurrezione [cfr. Mc 8,31-33; Mc 9,31-32; Mc 10,32-34]. Dirigendosi verso Gerusalemme dice: “Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme” (Lc 13,33) » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 557). L’amore di Dio per i peccatori è il mistero supremo e l’espressione più evidente della sua onnipotenza (cfr. Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, II-II, q. 30, a. 4).