« Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre” » (Mc 3,31-35).
Marco riprende il discorso riguardante i suoi parenti che sono venuti a prenderlo (3,21) interrotto dall’accusa degli scribi di scacciare il Demònio con l’aiuto del Demònio stesso. Non dobbiamo pensare che Maria fosse d’accordo con loro (« è fuori di sé »): semplicemente viveva tutto nella fede e si sforzava umilmente di capire il comportamento di Gesù e la logica divina che vi era sottintesa. Maria cresceva nella fede.
Chi sono i “fratelli” di Gesù menzionati qui (alcuni antichi manoscritti aggiungono anche “sorelle”) e in altri passi del Nuovo Testamento (Gv 2,12; At 1,14; 1Cor 9,5; Gal 1,19)? Diversi commentatori pretendono che si tratti di fratelli di sangue, insinuando ovviamente che Maria abbia avuto altri figli da Giuseppe. La Chiesa antica è però unanime nel ritenere che Maria ha conservato la verginità lungo tutta la sua vita. Che Marco non intenda parlare di fratelli in senso stretto è indicato dal fatto che successivamente chiamerà “fratelli” di Gesù Giacomo e Ioses che sono figli di una “Maria” differente dalla madre di Gesù (6,3; 15,40; cfr Mt 27,56). Inoltre l’autorità che questi fratelli dimostrano nei confronti di Gesù (3,31-32) suggerisce che dovevano essere più anziani di lui, mentre Gesù è il primogenito di Maria (Lc 2,7). Sia l’ebraico che l’aramaico mancano di una parola precisa per significare “cugino” e usano “fratello” per coprire una vasta gamma di rapporti di parentela (Gen 13,8; 2Re 10,13-14; Rm 9,3); anche il termine greco ‘adelphos’ ha un significato più vasto di fratello in senso stretto. Da un punto di vista strettamente storico-critico il termine fratelli “potrebbe” significare fratelli in senso stretto, ma dal punto di vista più vasto e più profondo della Tradizione vivente della Chiesa questo significato deve essere escluso e ciò non contraddice né la filologia né la storia. Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 500.
La situazione di Maria, che deve fare la fila per parlare con il suo figliolo e che riceve una risposta apparententemente così sgarbata (cfr. anche Gv 2,4) è molto significativa: essa vive tutto con una fede umile, rispettosa e intelligente. Cerca di capire secondo il suo stile: « Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore » (Lc 2,19). Essere devoti di Maria vuol dire soprattutto far proprio, con coraggio, il suo stile. Anche la Chiesa (che fa tutt’uno con Gesù) in certi momenti ci può sorprendere e perfino scandalizzare. Il vero figlio di Maria, si astiene però da ogni giudizio avventato; sta invece a guardare tutto con fede e quindi con grande attenzione. Riflette su quanto succede e, collegando nel suo cuore gli eventi presenti tra di loro e con quelli passati, cerca umilmente di capire. Perché vuole capire? Per un unico scopo: per unire liberamente e consapevolmente la sua volontà alla volontà di Dio: « chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre ». Qui Gesù infatti, attraverso delle affermazioni sorprendenti, trasmette un insegnamento fondamentale: la Chiesa che sta fondando non è una associazione qualunque: è una famiglia, la famiglia di Dio. Come sempre l’insegnamento del Signore costringe ad un passaggio di livello.
Il rapporto che lo lega con ogni suo membro supera (non nega…) il rapporto più stretto a livello naturale e umano, quello della famiglia di sangue. Maria anziché umiliata è esaltata: lei è madre, non tanto per il sangue, ma per la sua fede viva. Ha concepito Gesù prima nella mente, con la sua fede senza macchia, che nel suo grembo (cfr. sant’Agostino e san Leone Magno, citati da san Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, n. 13). Anche noi siamo chiamati ad essere fratelli e sorelle di Gesù in quella Famiglia che è la sua Chiesa. Non solo: anche madri, perché la vita che abbiamo ricevuto come dono assolutamente gratuito chiede imperiosamente di essere gratuitamente trasmessa. « La fede si rafforza donandola! » (san Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 2). Un credente non missionario è una contraddizione vivente.