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“Roger Scruton. Buon vino, cavalli e libertà. Tutto sul re dei conservatori”

14 Gennaio 2020 - Autore: Marco Respinti

Di Marco Respinti da Libero del 14/01/2020

Il guru dell’“era thatcheriana”, il maggior filosofo conservatore, uno dei massimi pensatori contemporanei. Sir Roger Scruton se n’è andato di domenica, giorno del Signore, come ha vissuto: senza negarsi, come un guerriero. «Non solo aveva il fegato di dire quanto pensava», ha twittato il premier britannico Boris Johnson, «ma lo diceva pure con eleganza». La sua sessantina di titoli sono una miniera che scaveremo a lungo: la filosofia teoretica e la morale, la politica e l’estetica, la composizione musicale e la critica, l’architettura, l’amore e il sesso, sempre controcorrente ma senza vezzi, per vocazione. Quando era fashionable dirsi gauchiste, rifondò il conservatorismo. Studiando a Parigi, da quei balconi bohémien osservò il Sessantotto: imboccò allora la strada diritta, ma a marcia inversa.

Corresse la propria formazione analitica (il Circolo di Vienna, Ludwig Wittgenstein) con la tradizione e ripescò sia il magistero settecentesco di Edmund Burke sia il maestro novecentesco T.S. Eliot andando oltre.Qui incrociò Russell Kirk, il più tory degli intellettuali della destra americana, interprete di Burke ea llievo (e amico) diEliot: l’americano Kirk aveva rilanciato il conservatorismo negli anni 1950 e l’inglese Scruton salutò in lui il miglior discepolo americano che il padre nobile del conservatorismo, l’irlandese Burke, avesse mai avuto.

A quello che sarebbe stato il thatcherismo Scruton fornì un arsenale acuminato; e se il thatcherismo una differenza l’ha fatta, in buon parte lo si deve proprio a lui. Ma Scruton si scrollò presto di dosso anche quell’etichetta, stretta come lo sono tutte le briglie politichesi al collo di uno spirito magno che non ha tempo per le minuzie – quantunque sappia che il diavolo (e Dio) sta nei dettagli -, giacché il suo cuore pompa generoso come quello di un cavallo.

LA TENUTA E I CAVALLI

E infatti a un certo punto, negli anni 1990, prese casa in una tenuta nel Wiltshire, la Sunday Hill Farm, allevando e montando cavalli con la moglie Sophie, madre dei suoi due figli, Sam e Lucy. Lì maturò appieno, generando romanzi intriganti, riflettendo sulla crisi perenne dell’uomo, attaccando la debolezza complice con cuil’Occidente si è scordato di sé. Non credeva nell’Europa burocratica ed economicista pur difendendo il libero mercato e l’ethos europeo; tuonò contro l’islamismo; sbertucciò il pansessualismo che travolge eros, filia e agape; coltivò una “trasandatezza sobria”: fumo, vino, cuisine, gli inviolabili diritti del cacciatore (e delle prede a essere cacciate), la cura antiecologista del creato.

La chiave di tutto è stato il suo prender di petto la matrice di ogni stortura, il relativismo: che non è una cosa per addetti parrucconi ai lavori, ma l’idea che nulla ha valore, neanche il non avere valore nulla. Non bisogna essere filosofi, o religiosi, per scorgervi il suicidio dell’umano,ma pochi hanno reagito come Sir Roger indicando la via di uscita nella fede religiosa, l’unica capace di ridare un senso, verticale, a tutto. Non era un baciapile, Scruton. Lo animava un senso del sacromaschio, diretto e contagioso che sapeva odorare nella natura senza panteismi, negli anfratti delle cose, in tracce che altri non vedevano.

Nacque nel 1944. Dal 1971 cominciò a insegnare Filosofia al Birkbeck College dell’Università di Londra e poi in decine di altri atenei di mezzomondo. Nel 1974 creò il Conservative Philosophy Group, un circolo simile a quello degli Inklings tolkieniani per discutere difilosofia e politica: lo frequentò anche Maggie Thatcher. Nel 1982 fondò The Salisbury Review, che diresse fino al 2001, un trimestrale raffinato e al contempo scanzonato con pochi pari in Albione, che gli sopravvive. In Europa Orientale è stato un faro illuminante per la generazione che, uscita dalle grinfie del dio che ha fallito, il comunismo, ha ricostruito patrie e spiriti. I suoi ultimi viaggi sono stati infatti a Praga e in Polonia per ricevere gli ultimi riconoscimenti, per salutare gli amici sotto la larga tesa di quel suo cappellone bianco, ora che il cancro gli aveva divorato persinola proverbiale chioma rossa da “Robert Redford della filosofia”.

IL RICONOSCIMENTO

Nel 20016 la Corona lo ha creato “Sir” per i servigi resi alla filosofia e all’insegnamento. L’Italia lo ha scoperto un po’ tardi, ma bene. È comparso così su Il Foglio, Tempi, Libero e altri. Adesso lo si può approfondire con Guida filosofica per tipi intelligenti (Cortina, Milano 1997), L’Occidente e gli altri(Vita e Pensiero, Milano 2004), Manifesto dei conservatori (Cortina, 2007), Gli animali hanno diritti? (Cortina, 2008), Bevo dunque sono. Guida filosofica al vino (Cortina, 2010), Il bisogno di nazione (Le Lettere, Firenze 2012), Essere conservatore (D’Ettoris, Crotone 2015) e Sulla natura umana (Vita e Pensiero, 2018).

I suoi luoghi e il suo mondo diverso li aveva ribattezzati «Scrutopia», ma era allergico alle illusioni. Credeva semplicemente che fosse possibile un tempo diverso.Un cavalierein un’epoca orba della cavalleria.

Foto da articolo

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