Attenti a come votate. Se si riterrà insoddisfatta dall’esito delle urne, l’ Unione europea verserà denaro nelle casse delle opposizioni prelevandolo dai bilanci degli Stati membri. Accadrà soltanto in casi eccezionali, sia ben chiaro, ma anche attraverso una procedura accelerata che consentirà alla Commissione di Bruxelles di finanziare le organizzazioni della società civile allo scopo di facilitare e sostenere il dialogo democratico nel Paese in questione.
Ormai alla fine del proprio mandato, ieri il Parlamento europeo ha minacciato direttamente la sovranità dei popoli con l’approvazione da parte dell’assemblea, con 426 voti favorevoli, 152 contrari e 45 astensioni, della richiesta della commissione parlamentare per le libertà civili di triplicare i fondi stanziati nel bilancio Ue a lungo termine (2021-2027) per il programma diritti e valori fino a un miliardo e 834 milioni di euro. Per la Commissione sarebbero stati sufficienti anche 642 milioni.
Però non si sa mai, si saranno detti gli eurodeputati: se oggi i governi “nemici” sono limitati a Roma, Budapest, Varsavia e poche altre capitali, fra qualche mese l’onda populista potrebbe diventare uno tsunami e travolgere le istituzioni. Quindi, meglio preparare le barricate, anzi le sanzioni.
Oltre a foraggiare gruppi e sigle partigiane, con l’obiettivo politico di combattere le «carenze generalizzate dello Stato di diritto», la manovra infatti prevede anche la possibilità per la Commissione Ue, insieme al Parlamento e al Consiglio dei ministri Ue, di punire i governi sospendendo i pagamenti del bilancio comunitario o riducendo i prefinanziamenti.
Per ora, la misura prevista fa parte di un progetto di legge, il cui iter di approvazione dovrà essere negoziato con il Consiglio per la formulazione definitiva del regolamento. I parlamentari europei ieri hanno compiuto il primo passo votando la relazione dei colleghi Eider Gardiazabal Rubial, del gruppo dell’ Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, e di Petri Gavamaa, del Partito Popolare Europeo, con una maggioranza di 397 sì, 158 no e 69 astensioni. La multa scatterebbe nel caso di violazione di norme relative al bilancio, alle frodi, alla corruzione e se fosse accertata un’interferenza dei governi con i tribunali. Il messaggio trasversale, in realtà, sembra diretto agli Stati che tentano di uscire dalla gabbia delle regole europee.
Andrea Morigi