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“Trump schiera la Guarda nazionale al confine col Messico”

10 Aprile 2018 - Autore: Marco Respinti

Da La bianca Torre di Ecthelion del 06/04/2018. Foto da articolo

Ha dalla sua i governatori del Texas e dell’Arizona, Gregory W. Abbott e Douglas A. Ducey, due Repubblicani, due conservatori (dall’aborto al fisco), due cattolici, e quindi il presidente Donald J. Trump tira diritto come un treno. Alla frontiera di sud-ovest invierà prestissimo la Guardia nazionale per coadiuvare la polizia di confine lungo i poco meno di 3.145 chilometri che separano gli Stati Uniti dal Messico. Serve solo il via libera del Congresso, atteso a ore.

Dopo avere fatto registrare un calo sensibile esattamente un anno fa, il flusso migratorio dal Messico verso gli Stati Uniti è infatti tornato ad aumentare, come ha riconosciuto il ministro alla Sicurezza interna, Kirstjen Nielsen, e le previsioni sono di aumenti ulteriori. E si sa, assieme ai disgraziati in cerca disperata di fortuna, da sempre oltre il Rio Grande (che i messicani chiamano Río Bravo) sciamano criminali di ogni specie che mettono a serio rischio la sicurezza di intere regioni, riversando del resto sull’intero territorio nazionale tonnellate di droga. In Texas e in Arizona, ma pure in Nuovo Messico, le misure varate dal governo del presidente messicano Enrique Peña Nieto per arginare la piaga sono giudicate insufficiente e per questo la Casa Bianca passa alle vie di fatto.

Abbott e Ducey non aspettavano altro, ma, per l’ennesima volta, chi grida allo scandalo scambiando la mossa di Trump per quella di un elefante in una cristalleria non sa nemmeno di cosa sta parlando. Ancorché a esso collegata, la Guardia nazionale non è infatti l’Esercito federale. È una forza di riservisti le cui origini derivano direttamente dalle milizie dell’epoca coloniale e dell’indipendenza del Paese, e svolge per lo più operazioni di protezione civile benché ad alto livello. Cosa più importante di tutte, i corpi della Guardia federale sono di fatto gli eserciti dei singoli Stati dell’Unione. In ossequio al principio federale (di cui gli americani sono gelosi quanto del diritto alla vita e di quello alle armi), è come se l’ordinanza di Trump desse “semplicemente” il permesso agli Stati confinari di difendersi: una mossa vincente sul piano psicologico da cui ci si attende anche un ritorno politico.

La campagna per le elezioni di medio termine che il 6 novembre rinnoveranno un terzo del Senato e tutta la Camera è infatti già cominciata. Sia il Texas sia l’Arizona ma pure il Nuovo Messico voteranno sia per il Senato sia per il governatore (anche il Nuovo Messico ha ora un governatore Repubblicano e conservatore, Susanna Martinez, anche se non esattamente trumpiano), motivo per cui tutte le antenne sono puntate a captare le reazioni della gente. Che per ora resta incerta. Rasmusssen Reports, una delle aziende leader della sondaggistica, che quotidianamente testa il polso dell’elettorato, mercoledì dava Trump al 51% del gradimento pubblico mentre il giorno seguente, ieri, ha registrato un brusco crollo al 47%. Per conservare la maggioranza in Congresso c’è dunque ancora molto da fare.

Marco Respinti

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Info Marco Respinti

Marco Respinti, nato a Milano nel 1964, è giornalista, saggista, traduttore e conferenziere. Collabora con diversi quotidiani e periodici in Italia e all’estero. Senior Fellow a The Russell Kirk Center for Cultural Renewal, un’organizzazione educativa statunitense che ha sede a Mecosta, nel Michigan, è anche socio fondatore e membro del consiglio direttivo del Center for European Renewal, un’organizzazione educativa paneuropea che sede a L’Aia, nei Paesi Bassi. Autore di libri, ha curato e/o tradotto opere di Edmund Burke, Charles Dickens, T.S. Eliot, Russell Kirk, J.R.R. Tolkien, Gustave Thibon, Régine Penoud, Colin Duriez e Alejandro A. Bermúdez. Curatore, con altri, di opere collettanee di alta divulgazione a carattere enciclopedico, già caporedattore de il "Domenicale. Settimanale di cultura", è direttore di "International Family News" portale online d'informazione pro life e pro family in più lingue), nonché direttore responsabile di "Bitter Winter: A Magazine on Religious Liberty and Human Rights in China" (quotidiano online in cinque lingue) e del periodico accademico multilingue "Journal of CESNUR". Sposato, è padre di due figli.

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