Da “La nuova Bussola Quotidiana” del 27 febbraio 2017. Foto da ABCDEuropa
Il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump non ha ordinato la deportazione in massa degl’immigrati. Ha semplicemente ricordato che negli Stati Uniti l’immigrazione illegale non è legale e che la legge punisce i reati. Quindi ha chiesto alle forze dell’ordine di applicare fedelmente la legge.
Lo fa del resto da mesi. Da presidente, che l’immigrazione illegale non sia legale e che la legge punisca i reati lo ha ricordato licenziando, il 25 gennaio, due ordini esecutivi, uno concernente l’aumento di misure per la sicurezza interna, Enhancing Public Safety in the Interior of the United States, l’altro inerente la sicurezza delle frontiere, Border Security and Immigration Enforcement Improvements.
Quindi, in modo direttamente conseguente, martedì 21 febbraio il ministro della Sicurezza interna (Homeland Security), John Kelly, ha diramato due memorandum datati 20 febbraio e indirizzati alle forze dell’ordine (polizia di frontiera, uffici per l’immigrazione, la cittadinanza, etc.) incaricate di agire concretamente. Quelle che in questo momento stanno facendo fremere tutti (inutilmente) d’indignazione non sono dunque, come scrive la Repubblica, «nuove leggi», ma linee-guida pratiche per gli addetti ai lavori. E sempre nonostante quanto gridi la Reubblica («in arrivo più poliziotti»), il citato decreto del 25 gennaio conteneva già il reclutamento all’uopo di 10mila nuovi funzionari e 5mila agenti in deroga al congelamento delle assunzioni nel settore pubblico stabilito il 23 gennaio da Trump con il memorandum presidenziale Regarding the Hiring Freeze (un memorandum presidenziale è una forma di “ordine esecutivo” in cui il capo dell’esecutivo è tenuto a citare specificamente l’autorità che la Costituzione o la legge vigente gli conferisce in merito alla decisione che con quel decreto egli sancisce).
Nessuna novità, insomma, rispetto a quanto stabilito quasi un mese fa, ma giro completo di pagina, invece, rispetto a quanto fatto dall’Amministrazione precedente. La linea Obama era infatti quella di rimpatriare i clandestini che si fossero macchiati di reati “gravi”, mentre Trump ha deciso la politica della “tolleranza zero”: il rimpatrio immediato degl’immigrati irregolari colpevoli di qualsiasi reato. Qui di solito la stampa ideologizzata aggiunge una mezza frasetta, “compresi i reati minori”, ma è solo cattiva retorica. Saremmo disposti a chiudere un occhio con la mafia per i crimini “minori”? E il confine con quelli “maggiori” dove corre?
La tecnica del “caso pietoso” rincara la dose dicendo che il ba-bau Trump espellerà persino gl’irregolari che violeranno il codice della strada. Appunto: sono clandestini, senza documenti, niente assicurazione, la vettura di chi è? Circolare dunque non possono. Sarebbe ipotizzabile che sulla mitica Route 66 la stradale fermasse un tizio per eccesso di velocità e, acclarato trattarsi di un illegale, intascasse la multa per poi lasciarlo bighellonare nel Southwest a vivere di espedienti?
Il ridicolo lo raggiunge però chi si scandalizza perché tra i reati “minori” che costeranno l’espulsione vi è anche l’ingresso negli Stati Uniti con documenti falsi. In quale Paese è legale entrare illegalmente? Perché a un controllo esibiamo i nostri documenti d’identità e non quelli del nostro vicino di casa?
Trump sta insomma facendo cose del tutto normali. Prende chi negli Stati Uniti per definizione non ci dovrebbe stare (altrimenti non li chiameremmo clandestini o illegali) e li rimpatria per non dovere caricare i costi dei loro reati e del loro mantenimento sui cittadini statunitensi e sugl’immigrati regolari.
Oggi le statistiche ufficiali parlano di circa 11 milioni di clandestini, ma da più parti si vocifera che verosimilmente la cifra sia il doppio. Da solo, tra 2009 e 2015, Obama ne ha già “deportati”, per reati “gravi”, più di qualsiasi altro presidente americano, oltre 2,5 milioni. Della sua passata, fallimentare gestione la nuova Amministrazione mantiene solo due aspetti: niente espulsione per i bambini immigrati clandestinamente e per gli altrettanto clandestinamente immigrati genitori stranieri di cittadini statunitensi o di stranieri autorizzati a vivere permanentemente negli Stati Uniti, come a suo tempo stabilito da due memorandum, il primo emesso il 15 giugno 2012 dall’allora direttore dell’Homeland Security, Janet Napolitano, Exercising Prosecutorial Discretion with Respect to Individuals Who Came to the United States as Children, il secondo emesso il 20 novembre 2014 dall’allora direttore dell’Homeland Security, Jeh C. Johnson, Exercising Prosecutorial Discretion with Respect to Individuals Who Came to the United States as Children and with Respect to Certain Individuals Who Are the Parents of U.S. Citizens or Permanent Residents. Dov’è lo scandalo?
Marco Respinti