Il 16 novembre, a Roma, nel Salone dei Piceni, organizzato da Alleanza Cattolica e dall’IDIS, l’Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, di fronte a circa duecento persone, si è svolto un convegno intitolato 30 anni senza Muro. L’Europa non nata.
Scopo dell’iniziativa era tracciare un bilancio dei trent’anni trascorsi dalla rimozione del Muro di Berlino e dalla conseguente implosione del sistema imperiale socialcomunista, nonché cercare di capire in che misura quell’ideologia ha contribuito alla nascita della tecnocrazia e al diffondersi del relativismo in Occidente, anche allo scopo di individuare una prospettiva anzitutto culturale, che possa diventare una proposta politica e sociale nell’epoca della postmodernità.
Ha introdotto il dottor Francesco Pappalardo, di Alleanza Cattolica, che ha anche moderato i lavori, soffermandosi sull’impegno profuso dall’associazione, in quasi mezzo secolo di attività, nei confronti della «questione comunista» e sottolineando, in particolare, come Alleanza Cattolica sia riuscita a offrire una dignità culturale alla prospettiva anticomunista, anche curando con grande impegno la formazione spirituale e culturale dei propri militanti.
Dopo la proiezione di un filmato sulla costruzione e sulla caduta del Muro di Berlino, è intervenuto — aprendo la prima sessione — Valter Maccantelli, pure di Alleanza Cattolica, su Il Muro di Berlino e la sua storia (1961-1989): dal bipolarismo al multiculturalismo (in questo numero, alle pp. 13-22).
Un secondo filmato, dedicato a san Giovanni Paolo II (1978-2005), ha preceduto l’intervento di S.E. Janusz Kotański, dal 2016 ambasciatore della Repubblica di Polonia presso la Santa Sede, soffermatosi su Il ruolo di san Giovanni Paolo II nella caduta del Muro (in questo numero, alle pp. 39-45).
Ha preso successivamente la parola don Pawel Rytel-Andrianik che ha portato ai convegnisti il saluto della Conferenza Episcopale Polacca — di cui è portavoce — e ha illustrato la richiesta di quei vescovi a Papa Francesco perché san Giovanni Paolo II venga riconosciuto patrono d’Europa e dottore della Chiesa.
Ha concluso la prima sessione il dottor Marco Invernizzi, reggente nazionale di Alleanza Cattolica, che ha illustrato Il Magistero europeistico dei Papi e la formazione dell’uomo europeo nell’epoca della postmodernità (in questo numero, alle pp. 23-38).
La sessione pomeridiana è stata aperta dal professor Eugenio Capozzi, ordinario di Storia contemporanea presso la facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Napoli «Suor Orsola Benincasa», su L’ideologia delle nuove classi dirigenti europee: il politicamente corretto. Tale ideologia si sviluppa e s’intreccia con fenomeni come le contro-culture giovanili degli anni 1960, il Sessantotto «dei desideri», la Rivoluzione sessuale, l’ecologismo spinto e l’autodeterminazione assoluta, e alimenta la grave crisi d’identità in cui è caduta la cultura dell’Occidente. Da qui emergono quei «precetti» e quelle censure nel pensiero, e nel linguaggio scientifico e comunicativo, che colpiscono qualunque asserzione contraria a princìpi e valori predeterminati e assolutizzati, o comunque ad ogni affermazione «forte», in quanto sempre «escludente».
È quindi intervenuto, dopo la proiezione di un filmato sulla rivolta di Budapest del 1956, l’ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede, S.A.I. l’arciduca d’Austria Eduard d’Asburgo-Lorena, su I Paesi post-comunisti: il caso ungherese (in questo numero, alle pp. 47-56, con il titolo Il Muro di Berlino iniziò a vacillare in Ungheria).
Infine, il dottor Alfredo Mantovano, vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino, ha relazionato su La UE e la dittatura tecnocratica e relativista. Sulla base della sua lunga esperienza di sottosegretario all’Interno, delegato più volte a partecipare al Consiglio dei ministri dell’Unione Europea (UE), ha spiegato come la prevalenza del profilo tecnico/tecnocratico su quello politico nelle decisioni comunitarie sia frutto non del caso ma di una precisa scelta ideologica, presente già nel Manifesto di Ventotene — considerato il documento fondativo dell’attuale UE —, secondo la quale le decisioni devono calare dall’alto, da élite illuminate. Se l’UE oggi patisce un deficit di rappresentanza e di democrazia è proprio perché la sua fonte principale di ispirazione è Ventotene anziché il Magistero pontificio, soprattutto quello di san Giovanni Paolo II, colui che ha realizzato la vera unificazione europea abbattendo i muri che la separavano in due blocchi.
Al termine dei lavori i convegnisti hanno partecipato, nella chiesa di San Salvatore in Lauro, alla Messa celebrata da mons. Giacomo Morandi, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.