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Lo sterminatore di Berlino è un musulmano, non un camionista

23 Dicembre 2016 - Autore: Andrea Morigi

Da “Libero” di venerdì 23 dicembre 2016. Autore Andrea Morigi

Anziché i musulmani controllano i tir e il killer resta in fuga.

Ci si sono messi d’impegno, il ministro dell’Interno Marco Minniti e il prefetto di Roma Paola Basilone e alla fine hanno trovato la via maestra per sconfiggere il terrorismo islamico: la jihad arriva sui Tir, quindi la polizia stradale intensificherà i controlli sui camion in ingresso a Roma. Occorre impedire che un mezzo pesante giunga fin nel cuore della capitale e faccia una strage come quelle di Nizza e di Berlino senza che in qualche modo sia stato valutato.
Se poi invece l’Isis decidesse di colpire dirottando un’automobile e lanciandola fra turisti e pellegrini, occorrerebbe fermare al posto di blocco tutti i romani, tassinari e vetture a noleggio con conducente compresi.

Per ora, comunque, nel mirino sono finiti soltanto i camionisti. Saranno passati al setaccio il rimorchio e la cabina dell’autotrasportatore e, invece del corpo del reato, al massimo vi si troverà quello delle donne nude fotografate sul calendario. Per ragioni di sicurezza, inoltre, si rivedranno gli orari per il carico e lo scarico delle merci. Non si sa mai che un attentatore si sia andato a nascondere fra i cartoni del latte. Davvero una misura decisiva, annunciata dopo la riunione di ieri del Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico.
Peccato che il presunto rimedio non tenga conto della realtà, cioè che gli sterminatori di Nizza e di Berlino, ma anche quelli che a più riprese hanno investito i civili israeliani alla fermata dell’autobus, sono musulmani. Non camionisti.

Cioè, il problema non è legato al possesso di una patente C o D. Infatti i terroristi islamici non obbligatoriamente hanno sostenuto esami alla motorizzazione civile, ma più frequentemente si sono addestrati nei campi dell’Isis. E da là sono tornati con la missione di uccidere gli infedeli.
Ecco, forse sarebbe il caso di identificare la minaccia con la sua vera causa, cioè i predicatori del Corano più violento. E di smetterla di parlare di lupi solitari, quando ormai sono diventati un branco, stupendosi ogni volta che compiono un attentato.

Anche perché nel frattempo, nelle moschee abusive di Roma e di tutt’Italia prosegue indisturbata l’opera di radicalizzazione, reclutamento e arruolamento. Le sorvegliano, certo. Avranno infiltrato agenti dei servizi fra i fedeli di Allah, ovviamente, e disporranno di fonti interne alla comunità islamica, in grado di avvertire al primo apparire di segnali di rischio. Se però non si affronta il motivo del loro odio si è destinati a soccombere.

 

Andrea Morigi

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