« Avvenne che di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: “Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?”. Ed egli rispose loro: “Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!”. E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato” » (Mc 2,23-28)
Anche oggi siamo invitati a considerare una critica degli scribi nei confronti di Gesù. Il tema della controversia non è più il pasto assieme ai peccatori, i pranzo festivo senza preoccupazione di digiuno, ma il prendere cibo velocemente, mentre si è in viaggio, quello che, in inglese, chiameremmo un “fast food”. Spesso infatti Gesù e i suoi discepoli erano così occupati da non avere neppure il tempo di mangiare (Mc 3,20; 6,31; 8,1). In questo caso la comitiva approfitta del fatto di attraversare un campo di grano per prendere delle spighe e, dopo averle sfregate con le mani per liberarle dalla pula, mangiare i chicchi di grano crudo ottenuto in questo modo. Questo non era affatto contro la legge: « Se passi tra la messe del tuo prossimo, potrai coglierne spighe con la mano, ma non potrai mettere la falce nella messe del tuo prossimo » (Dt 23,26). I Farisei però erano in agguato per trovare un qualunque passo falso nel comportamento di Gesù e dei suoi discepoli. La loro critica non verte sullo spigolare in sé, quanto sul fatto che questo avveniva di sabato, in cui doveva essere evitato ogni tipo di lavoro. Mietere in giorni di sabato era un lavoro non consentito (Es 34,21). Gesù avrebbe potuto agevolmente rispondere che la loro interpretazione rigorista non reggeva, perché mietere e spigolare non sono la stessa cosa, come abbiamo visto (cfr. Dt 23,26), ma preferisce, come il suo solito, trasportare la discussione ad un livello più profondo. Non si lascia intrappolare in una discussione talmudica, in cui peraltro avrebbe avuto degli ottimi argomenti per vincere, ma risponde con una domanda che evoca un episodio della vita di Davide. Nel primo libro di Samuele al capitolo ventunesimo (vv. 2-7), si racconta che Davide, in fuga da Saul, si presenta con un gruppo di suoi soldati, al sacerdote Achimèlec nella Tenda del Convegno (il Tempio doveva ancora essere costruito) e gli chiede se ha del cibo per loro. Achimèlec risponde che ha solo cinque pani dell’offerta, posti su un altare apposito, che solo i sacerdoti possono mangiare (cfr. Es 25,30; Lv 24,5-9). Il fatto che i pani fossero ancora lì indica chiaramente che l’episodio avvenne in giorno di sabato (cfr. Lv 24,8-9). Achimèlec diede i pani a Davide e ai suoi soldati, chiedendo solo da parte loro la purità rituale che comportava l’astensione da rapporti con donne. Con questa trasposizione di livello Gesù si equipara a Davide e afferma che quello che lui e i suoi discepoli stanno compiendo è il prolungamento e il compimento della missione messianica di Davide e ha dunque la precendenza su qualsiasi prescrizione della legge. Lui, in quanto Messia, cioè unto del Signore, sta compiendo l’opera di Dio e quelli che vi partecipano condividono per questo le prerogative sacerdotali. Diventa allora chiara la sua affermazione sconvolgente: « il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato ». Perché esiste il sabato? Per strappare l’uomo dalla routine della vita quotidiana e liberare per lui uno spazio in cui occuparsi del suo rapporto con Dio e della missione che ne deriva. Qualunque prescrizione che mette intralcio a questa chiamata va contro il senso vero e autentico del sabato. Oltre a insinuare in modo velato la sua autorità divina che gli consente di interpretare in modo radicale (non di contraddire…) un precetto istituito direttamente da Dio (Gen 2,2-3), Gesù afferma che evangelizzare è un atto di culto, è come un prolungamento della preghiera nella vita che pone al di là di tutte le prescrizioni puramente legali. Il sabato è per rendere l’uomo disponibile ad accogliere il Vangelo e – quindi – annunciarlo agli altri. Questo è ormai il senso di qualunque norma ecclesiastica. « Salus animarum suprema lex » – « La salvezza delle anime è la legge suprema ». Sant’Ignazio esprime questo fatto nel Principio e Fondamento con cui iniziano gli Esercizi Spirituali: « L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore e in questo modo salvare la sua anima. E le altre cose sopra la faccia della terra sono create per l’uomo, affinché lo aiutino nel conseguimento del fine per cui è creato. Di conseguenza l’uomo deve usare di quelle tanto, quanto lo aiutano per il suo fine, e tanto deve astenersene quanto esse lo impediscono »