« Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: “C’è pace e sicurezza!”, allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri » (1 Tess 5,1-6).
Tutta la nostra vita si svolge alla luce di un giudizio che incombe. C’è però una grande differenza fra il tempo prima e il “tempo” dopo la morte. Come è evidente dalla parabola del povero Lazzaro e anche dall’episodio del buon ladrone, dopo la morte segue immediatamente il giudizio e la retribuzione in rapporto alla fede e alle opere che da queste fede saranno scaturite.
La fede infatti opera mediante l’amore (Gal 5,6) e il giudizio verterà proprio sull’amore: «Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore» (san Giovanni della Croce). Il giudizio incombe sul singolo e sulla storia. Perché il singolo è indissolubilmente legato a tutta la storia.
Per cui, finché la storia non è finita non è neppure definitivamente conclusa la vicenda del singolo uomo. Questo è il motivo del giudizio universale e della «risurrezione della carne» che è rimandata a questo evento.
Ora molte cose rimangono nascoste, ma verrà un giorno in cui tutta la storia sarà giudicata da Cristo. Perché lui è il senso della storia. La nostra vicenda si inserisce in questo grande quadro, dalla Genesi all’Apocalisse.
Qualunque sia il nostro ruolo sociale apparente esso ha un senso e un’efficacia rispetto ad esso e anche in quella luce verrà giudicato…
Il Santo del giorno: Sant’ Alberto Magno Vescovo e dottore della Chiesa