Patria, popolo, nazione: quale rapporto fra termini che oggi vengono usati spesso arbitrariamente dai mass media? Forse san Giovanni Paolo II ci può aiutare a capire il corretto rapporto fra un popolo e gli altri popoli, fra una nazione e gli abitanti di altre nazioni.
Karol Wojtyła è cresciuto in Polonia nel periodo fra le due guerre, ha visto la sua nazione tornare indipendente e poi crollare di nuovo sotto i colpi prima del Reich hitleriano e poi delle armate staliniane. Da vescovo ha sostenuto la resistenza contro il totalitarismo comunista e da papa ne ha favorito l’uscita dal socialismo “reale” e l’approdo alla comunità dei liberi popoli europei.
Soprattutto nel volume-intervista Memoria e identità. Conversazioni a cavallo dei millenni (ed. Rizzoli) ci fornisce preziosi insegnamenti. Ovviamente un libro non è una fonte di magistero formale, tuttavia nell’intervista riprende concetti espressi in innumerevoli interventi pubblici in veste di pontefice.
«L’espressione “Patria” si collega con il concetto e con la realtà di “padre” (pater). La patria in un certo senso si identifica con il patrimonio, cioè con l’insieme di beni che abbiamo ricevuto in retaggio dai nostri padri. […] La patria […] è l’eredità e, nello stesso tempo, è la situazione patrimoniale derivante da tale eredità; ciò riguarda anche la terra, il territorio. Ma più ancora il concetto di patria coinvolge i valori e i contenuti spirituali che compongono la cultura di una data nazione. […] persino quando i Polacchi furono privati del territorio e la nazione fu smantellata, non venne meno in loro il senso del patrimonio spirituale, della cultura ricevuta dagli avi. […] nel concetto stesso di patria è contenuto un profondo legame tra l’aspetto spirituale e quello materiale, tra la cultura e il territorio».
Sul tema del patriottismo afferma che «si collega nell’ambito del quarto comandamento, il quale ci impegna ad onorare il padre e la madre. È infatti uno di quei sentimenti che la lingua latina comprende nel termine pietas […]. Il patriottismo contiene in sé questo genere di atteggiamento interiore, dal momento che anche la patria è per ciascuno, in un modo molto vero, una madre. […] Patriottismo significa amore per tutto ciò che fa parte della patria: la sua storia, le sue tradizioni, la sua lingua, la sua stessa conformazione naturale. […] La patria è il bene comune di tutti i cittadini e come tale è anche un grande dovere».
Ma, si chiede il Pontefice, «il XX secolo non testimonia forse una diffusa spinta ad avanzare nella direzione di strutture sovranazionali, o addirittura del cosmopolitismo? E […] le nazioni piccole, per sopravvivere, [non] devono lasciarsi assorbire da strutture politiche più grandi? […] Sembra tuttavia che come la famiglia, anche la nazione e la patria rimangano realtà non sostituibili. La dottrina sociale cattolica parla in questo caso di società “naturali”, per indicare un particolare legame, sia della famiglia che della nazione, con la natura dell’uomo, la quale ha una sua dimensione sociale. […] L’identità culturale e storica delle società è salvaguardata e alimentata da quanto è racchiuso nel concetto di nazione. Ovviamente, un rischio dovrà essere assolutamente evitato: che questa insostituibile funzione della nazione degeneri in nazionalismo. […] Come ci si può liberare da un tale pericolo? Penso che il modo giusto sia il patriottismo. Caratteristica del nazionalismo, infatti, è di riconoscere e perseguire soltanto il bene della propria nazione, senza tener conto dei diritti delle altre. Il patriottismo, invece, in quanto amore per la patria, riconosce a tutte le altre nazioni diritti uguali a quelli rivendicati per la propria ed è perciò la via per un ordinato amore sociale».
Infine, «[…] con il termine “nazione” si intende designare una comunità che risiede in un certo territorio e che si distingue dalle altre comunità per una propria cultura. La dottrina sociale cattolica ritiene che tanto la famiglia quanto la nazione siano società naturali, e quindi non frutto di semplice convenzione. Perciò nella storia dell’umanità non possono essere sostituite da nient’altro. Non si può, per esempio, sostituire la nazione con lo Stato, benché la nazione per sua natura tenda a costituirsi in Stato».
Il santo Pontefice ha elaborato queste fondamentali distinzioni concettuali alla luce della propria esperienza di polacco patriota. I popoli hanno il diritto a conservare la propria identità, formata di cultura e di storia peculiari, con l’unico doveroso limite di intervenire in forma sussidiaria verso le patrie altrui minacciate. Parafrasando un motto molto usato in altro contesto si potrebbe dire “tanta accoglienza quanto è necessaria, tanta identità quanto è possibile”.
Oscar Sanguinetti