di Maurizio Brunetti
Lungi da noi suggerire correlazioni tra l’interesse artistico di un’opera musicale e il numero di visualizzazioni su internet di una sua esecuzione.
Quando, tuttavia, a superare le centinaia di migliaia di visualizzazioni è un video certamente estraneo a studiate campagne di promozione, nonché privo di allusioni pruriginose e di cedimenti al trash, diventa lecito supporre che fra le ragioni del successo vi sia effettivamente una percezione diffusa della sua bellezza.
Tale ipotesi si fa ancora più realistica se il video in questione mostra, peraltro come immagine fissa, una miniatura medievale contenuta nel Llibre Vermell de Montserrat (1399).
Il brano musicale proposto è Stella splendens in monte nella versione del violista e musicologo catalano Jordi Savall originariamente incisa nel 1979 su vinile e, successivamente, rimasterizzata in digitale. A eseguire il brano è l’ensemble Hespèrion XX, gruppo specializzato in musica antica e fondato dallo stesso Savall.
La Stella splendens del titolo è la Santa Vergine, cui, si canta, «tutti accorrono gioiosamente, ricchi e poveri, grandi e piccoli»; il monte è quello di Montserrat, in Catalogna, sede, dal secolo XI, di un monastero benedettino collocato lungo l’Iter Hispanicum del Cammino di Santiago e, sin dalla sua fondazione, meta privilegiata di pellegrinaggi. L’annesso santuario custodisce, del resto, l’effigie lignea della Moreneta, la Madonna nera, intagliata intorno al 1170; quella ai cui piedi il nobile Iñigo Lopez de Loyola (1491-1546) avrebbe trascorso nel 1522 una veglia d’armi molto particolare, una notte in preghiera al termine della quale, deposti gli abiti cavallereschi, si sarebbe armato «cavaliere di Cristo» sotto gli auspici della sua nuova e unica dama: la Vergine Maria.
Stella Splendens è un virelai, una forma poetica in rima tipica dei trovieri francesi. Si alternano due sole idee musicali: una è quella del ritornello, destinato probabilmente a essere cantato da tutti, l’altra è presente nelle varie strofe, affidati a voci soliste oppure, a turno, alle soli voci maschili e alle soli voci femminili.
Il testo e la melodia di Stella Splendens si trovano nel manoscritto di Monserrat cui abbiamo già fatto riferimento: il Llibre Vermell, «vermiglio» perché tale è il colore della sua rilegatura ottocentesca.
Tale codice contiene canti e danze dei pellegrini che si recavano al monastero di Montserrat. Alcuni sono in latino, altri in lingua occitana o catalana. Dei 137 fogli fronte-retro che ci sono pervenuti – gli altri sono andati perduti probabilmente nel saccheggio e nell’incendio appiccato dalle truppe napoleoniche – sette contengono notazioni musicali. Si tratta di tre canoni a due o tre voci, due brani polifonici e cinque danze, fra cui Stella splendens, che è a due voci.
Giusto prima del tetragramma con la melodia di Stella splendens, l’anonimo estensore del Llibre Vermell inserisce una nota esplicativa (traduciamo qui dal latino): «Quando i pellegrini vegliano nella chiesa della Beata Maria di Montserrat, a volte cantano e danzano, anche di giorno nel sagrato. In quel luogo si devono cantare solo oneste e devote canzoni […]. Queste, pertanto, dovranno essere eseguite in modo onesto e sobrio, affinché non siano disturbati i fedeli intenti alle preghiere e alle devote contemplazioni alle quali tutti devono ugualmente attendere e devotamente dedicarsi con devozione».
Se c’è chi ha provato addirittura a ricostruire i medievali passi di danza di Stella splendens, sono molti gli artisti che si sono cimentati nella sua esecuzione, ognuno proponendo un diverso organico strumentale. Anche fra quelle che non prospettano una commistione di stili, non è facile individuare quella filologicamente più corretta. Ci sono versioni più intime, come quelle di Jordi Savall o del gruppo francese Alla Francesca, che privilegiano strumenti a corda (liuto, arpa gotica, ribeca e salterio); e ce ne sono di più festose – dove sono più in evidenza percussioni e strumenti aerofoni «chiassosi» (cornetti e bombarde).
Il testo di Stella splendens in monte, nel manoscritto, è introdotto così: «Sequitur alia cantilena omni dulcedine plena eiusdem Domine nostre ad trepudium rotundum» (Segue un altro canto, pieno d’ogni dolcezza della Nostra Signora, per la danza in cerchio).
La musica di questo pezzo è organizzata attorno al primo modo antico, il protus. A questo modo veniva attribuito il significato – anche liturgico – della speranza, della gioiosa attesa, in evidente sintonia con il testo cantato. Le note musicali, poi, «girano» attorno alle note fondamentali di questo modo come se volessero richiamare la danza in cerchio per cui la musica è scritta.
Dai versi emerge un mondo – quello di una civiltà cristiana – in cui non solo i singoli, ma un’intera società riconosceva la regalità di Cristo e della sua Santissima Madre. Trascriviamo i versi di seguito, proponendo una traduzione redazionale.
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Stella splendens in monte ut solis radium miraculis serrato exaudi populum. Concurrunt universi gaudentes populi divites et egeni grandes et parvuli ipsum ingrediuntur ut cernunt oculi et inde revertuntur graciis repleti. Stella…
Principes et magnates ex stirpe regia seculi potestates optenta venia peccaminum proclamant tundentes pectora poplite flexo clamant hic Ave Maria. Stella…
Prelati et barones, comites incliti, religiosi omnes atque presbiteri, milites, mercatores, cives, marinari, burgenses, piscatores premiantur ibi. Stella…
Rustici, aratores nec non notarii, advocati, scultores, cuncti ligni fabri, sartores et sutores nec non lanifici artifices et omnes gratulantur ibi. Stella…
Regine, comitisse, illustres domine potentes et ancille, iuvenes parvule, virgines et antique pariter vidue conscendunt et hunc montem et religiose. Stella…
Cetus hi aggregantur, hic ut exhibeant vota, regraciantur ut ipsa et reddant aulam istam ditantes, hoc cuncti videant jocalibus ornantes soluti redeant. Stella…
Cuncti ergo precantes sexus utriusque, mentes nostras mundantes oremus devote virginem gloriosam matrem clementie In celis graciosam senciamus vere.
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[themeone_one_third txtalign=”txt-left” boxed=”” padding=”” color=”” last_column=”” anim=”” delay=”0ms”]Stella che splendi sul monte frastagliato come un raggio di sole con i miracoli, ascolta il tuo popolo. Accorrono del mondo intero gioiosamente i popoli. Ricchi e poveri, grandi e piccoli. Desiderosi di vedere con i propri occhi, li vediamo arrivare, e poi ripartire pieni della tua grazia. Stella…
Principi e nobili di stirpe reale, potenti del secolo, ottenuto il perdono dei peccati, lo proclamano, colpendosi il petto, e proprio qui, in ginocchio, esclamano: «Ave Maria!». Stella…
Prelati e baroni, conti illustri, religiosi e pure sacerdoti, soldati, commercianti, cittadini, marinai, borghesi, pescatori, sono qui ricompensati. Stella…
Contadini, aratori e anche notai, avvocati, tagliapietre, falegnami, sarti e calzolai, nonché tessitori, artigiani, tutti qui rendono grazie. Stella…
Regine, contesse, donne illustri, madonne e domestiche, bimbi piccoli, vergini e anziane, nonché vedove e religiose, salgono su questo monte. Stella…
Tutti si radunano qui per presentare i voti e le suppliche, rendono grazie, per contraccambiare depongono le offerte, e, sotto lo sguardo di tutti, rendono questo luogo più ricco, per poi lasciarlo assolti dalle loro colpe. Stella…
Noi tutti, quindi, uomini e donne, purificando le nostre anime, preghiamo devotamente la Vergine gloriosa, e Madre clemente, perché un giorno si possa veramente vedere in cielo Colei che è piena di grazia.
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