Per il Papa sarà un Natale più solidale, all’insegna della domanda: «cosa posso dare agli altri?».
di Michele Brambilla
Numeri necessariamente contingentati per l’ormai tradizionale Messa della Giornata mondiale dei poveri, che Papa Francesco celebra in S. Pietro la mattina del 15 novembre. Per il rito romano è la XXXIII domenica del Tempo ordinario, ma nel rito ambrosiano è già la I domenica di Avvento e mai come quest’anno viene spontaneo chiedersi, come fa il Papa nell’omelia, che Natale sarà: «si avvicina il tempo del Natale, il tempo delle feste. Quante volte, la domanda che si fa tanta gente è: “Cosa posso comprare? Cosa posso avere di più? Devo andare nei negozi a comprare”. Diciamo l’altra parola: “Cosa posso dare agli altri?”». Sarà quindi un Natale più solidale, «per essere come Gesù, che ha dato sé stesso e nacque proprio in quel presepio», umile tra gli umili. Il giudizio particolare e universale verterà, un giorno, sull’amore che abbiamo avuto l’uno per gli altri: «un grande Padre della Chiesa scriveva: “Così avviene nella vita: dopo che è sopraggiunta la morte ed è finito lo spettacolo, tutti si tolgono la maschera della ricchezza e della povertà e se ne vanno via da questo mondo. E sono giudicati solamente in base alle loro opere, alcuni realmente ricchi, altri poveri” (san Giovanni Crisostomo, Discorsi sul povero Lazzaro, II, 3)».
Ai fedeli che raggiungono piazza S. Pietro per l’Angelus il Pontefice presenta la parabola dei talenti (Mt 25,14-30), che mette a fuoco l’atteggiamento dei servi: «la parabola racconta di un ricco signore che deve partire e, prevedendo una lunga assenza, affida i suoi beni a tre dei suoi servi: al primo affida cinque talenti, al secondo due, al terzo uno. Gesù specifica che la distribuzione è fatta “secondo le capacità di ciascuno” (Mt 25,15)». Il Santo Padre sottolinea proprio questo «unicuique suum» per affermare che «questa parabola vale per tutti», al di là della risposta che ognuno dà alla consegna ricevuta dal Signore (il terzo servo della parabola seppellisce il talento e gli impedisce, così, di fruttificare), «ma, come sempre, in particolare per i cristiani». E rimarca che «anche oggi ha tanta attualità: oggi, che è la Giornata dei Poveri, dove la Chiesa dice a noi cristiani: “Tendi la mano al povero. Tendi la tua mano al povero. Non sei solo nella vita: c’è gente che ha bisogno di te. Non essere egoista, tendi la mano al povero”».
Non significa solo garantire a tutti l’accesso alle medesime opportunità: «tutti abbiamo ricevuto da Dio un “patrimonio” come esseri umani, una ricchezza umana, qualunque sia. E come discepoli di Cristo, abbiamo ricevuto anche la fede, il Vangelo, lo Spirito Santo, i Sacramenti e tante altre cose. Questi doni bisogna utilizzarli per operare il bene, per operare il bene in questa vita, come servizio a Dio e ai fratelli», e guadagnare la vita eterna. Il Papa ammonisce: «noi, a volte, pensiamo che essere cristiani sia non fare del male. E non fare del male è buono. Ma non fare del bene, non è buono», si chiama peccato di omissione. «Cari fratelli e sorelle», esorta allora il Papa, «ognuno dica nel suo cuore questo che Gesù ci dice oggi, ripeta nel suo cuore: “Tendi la tua mano al povero”. E ci dice un’altra cosa, Gesù: “Sai, il povero sono io”. Gesù ci dice questo: “Il povero sono io”», i chiodi della croce sono fatti di tutte le sofferenze di questo mondo.
Tra le varie croci contemporanee, Francesco menziona il tifone che ha inondato le Filippine, le tensioni in Costa d’Avorio e il rogo scoppiato nell’area destinata alla terapia intensiva dei pazienti Covid in un ospedale della Romania.
Lunedì, 16 novembre 2020