« Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via”. Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” » (Gv 14,1-6).
Qui troviamo per la sesta volta l’espressione “Io sono” unita ad un predicato. Sappiamo che l’espressione “Io sono” rimanda esplicitamente al nome misterioso di Dio rivelato a Mosè nell’episodio del roveto ardente (Es 3,14). Per sette volte nel vangelo di Giovanni il titolo divino si declina in diversi predicati che si realizzano in Gesù. È un modo caratteristico di questo vangelo per trasmetterci la verità fondamentale che Gesù è la compiuta (sette) rivelazione di Dio. Ricordiamoli tutti: Gesù è “il pane della vita” (6,35.51); è “la luce del mondo” (8,12; 9,5); è “la porta” (10,9); è “il buon pastore” (10,11.14); è “la resurrezione e la vita” (11,25); è “la via, la verità e la vita” (14,6); è “la vera vite” (15,1.5). « “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1,1-2). Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella. San Giovanni della Croce, sulle orme di tanti altri, esprime ciò in maniera luminosa, commentando Eb 1,1-2 : “Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola e non ha più nulla da dire. […] Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, l’ha detto tutto nel suo Figlio, donandoci questo tutto che è il suo Figlio. Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse e novità [San Giovanni della Croce, Salita al monte Carmelo, 2, 22, cfr. Liturgia delle Ore, I, Ufficio delle letture del lunedì della seconda settimana di Avvento]. “L’Economia cristiana, in quanto è Alleanza Nuova e definitiva, non passerà mai e non è da aspettarsi alcuna nuova Rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 4]. Tuttavia, anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli » (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 65-66). Ci possono essere, e ci sono, delle rivelazioni private, ma il loro riferimento a Gesù è il principale criterio di discernimento della loro autenticità. In Gesù la rivelazione di Dio si compie, in modo tale che possiamo (e dobbiamo) dire, pensare e – soprattutto – vivere che Gesù è la Rivelazione. In Lui si realizza in pienezza quello che Marshall McLuhan (1911-1980) ha inteso dire con la sua famosa espressione: « il medium è il messaggio » (il mezzo di comunicazione coincide con il suo contenuto). L’unico modo per accogliere il messaggio di Gesù è accettare di rivivere nella nostra vita la sua stessa Vita.