« Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: “Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi » (Gv 17,1-11).
Il capitolo 17 del vangelo di Giovanni ci consegna una preghiera. È quella che viene chiamata la ‘preghiera sacerdotale’ di Gesù, perché qui il Signore appare soprattutto nel ruolo di intercessore e mediatore. La possiamo dividere in tre sezioni fondamentali: nella prima (17,1-8) Gesù prega per la glorificazione che si danno mutualmente il Padre e il Figlio e che sta per essere rivelata in lui; quindi prega per i discepoli che ha davanti agli occhi, specialmente per la missione che li attende in un mondo ostile (17,9-19); prega poi per tutti i suoi discepoli, del presente e del futuro, perché siano uniti tra di loro e con Dio (17,20-26). Da una parte Gesù ha davanti agli occhi quello che succederà nella sua ‘ora’ della Croce, che sarà – nonostante le apparenze – un momento di vera gloria (17,5.11). D’altra parte la preghiera allude al fatto che gli eventi dell’ora di Gesù sono già avvenuti e che Gesù sta parlando del Padre nella sua gloria celeste (17,4.22.24). Contempliamo qui come una “fusione dei tempi”, dove passato, presente e futuro trovano il loro punto di congiunzione nell’eternità della vita di Dio. La vita che Gesù ci ha mostrato nel modo in cui l’ha vissuta su questa terra, soprattutto nell’evento decisivo della croce – la sua ‘ora’ – non è altro che la traduzione terrena della vita eterna di Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo. Questa traduzione avviene in modo drammatico, perché il mondo è infetto dal peccato ed è sotto il dominio di potenze malvage, ma ha in sé una dimensione ed una forza invincibile che si radica nell’eternità di Dio. Accogliendo senza paura la vita di Gesù e quindi accettando di ri-viverla nella nostra vita di tutti i giorni, la nostra vita viene trasformata, divinizzata, trasfigurata e i nostri poveri gesti, le nostre misere azioni, diventano portatrici dell’amore infinito di Dio. Ecco perché questa preghiera è tanto importante per noi.