di Michele Brambilla
In Mt 16,21-27, il brano evangelico della XXII domenica del Tempo ordinario, l’annuncio della Passione scatena nei discepoli di Gesù quasi un soprassalto “paternalistico”. Cresciuti nell’ideale del Messia forte e potente, che schiaccia i Romani, gli Apostoli faticano a ritrovare quei tratti in un Gesù che predice la propria morte violenta per mano dei capi del popolo e dei pagani. Pietro prende da parte Cristo per convincerlo che il suo destino è assolutamente glorioso, ma si sente rispondere: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (v. 23). Pietro non ha infatti ancora compreso quale sia davvero il piano della Provvidenza. Commenta Papa Francesco alla recita dell’Angelus di domenica 3 settembre 2017 : «Sempre, anche oggi, la tentazione è quella di voler seguire un Cristo senza croce, anzi, di insegnare a Dio la strada giusta; come Pietro: “No, no Signore, questo no, non accadrà mai”. Ma Gesù ci ricorda che la sua via è la via dell’amore, e non c’è vero amore senza il sacrificio di sé». Fare spazio all’altro, e all’Altro, implica sempre un rimpicciolimento delle pretese personali. In questo momento storico, però, la pagina di Matteo ricorda in particolare che «siamo chiamati a non lasciarci assorbire dalla visione di questo mondo, ma ad essere sempre più consapevoli della necessità e della fatica per noi cristiani di camminare contro-corrente e in salita».
Affannarsi per preservarsi è inutile. Non solo non si può controllare il tempo e il futuro, ma l’unica preoccupazione dell’uomo dovrebbe essere quella di non perdere il Signore. Come spiega il Pontefice, «Gesù completa la sua proposta con parole che esprimono una grande sapienza sempre valida, perché sfidano la mentalità e i comportamenti egocentrici. Egli esorta: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (v. 25). In questo paradosso è contenuta la regola d’oro che Dio ha inscritto nella natura umana creata in Cristo: la regola che solo l’amore dà senso e felicità alla vita». Un amore declinabile in mille modi, ma sempre espressione dell’amore di un Dio che per noi ha dato tutto se stesso. Chi vive unicamente per il proprio benessere insterilisce nell’egoismo e non verrà ricordato per molto altro.
Dove si può imparare questa logica rinnovata? A Messa. «Nella celebrazione dell’Eucaristia riviviamo il mistero della croce; non solo ricordiamo, ma compiamo il memoriale del Sacrificio redentore, in cui il Figlio di Dio perde completamente Sé stesso per riceversi di nuovo dal Padre e così ritrovare noi, che eravamo perduti, insieme con tutte le creature. Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa, l’amore di Cristo crocifisso e risorto si comunica a noi come cibo e bevanda, perché possiamo seguire Lui nel cammino di ogni giorno, nel concreto servizio dei fratelli». Francesco fornisce così anche un piccolo catechismo eucaristico, valido per spiegare in pochi minuti perché valga la pena “perdere” un’ora a settimana, o alzarsi prestissimo la mattina per cominciare la giornata lavorativa con la Messa feriale.