« E tutti restavano stupiti di fronte alla grandezza di Dio. Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: “Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini”. Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento » (Lc 9,43b-45).
L’insegnamento che Gesù impartisce ai discepoli si fa sempre più profondo. Gli apostoli devono mettere insieme due cose così apparentemente contraddittorie: una grandezza sublime e trascendente, che si manifesta in una potenza senza limiti e l’annuncio che Gesù ora ripete per la seconda volta della sofferenza e dell’umiliazione che lo attende! È il mistero dei misteri, il mistero della Croce. La difficoltà rimane anche per noi, anche se possiamo credere di “saperlo già”… L’arte cristiana ci ha consegnato delle raffigurazioni del crocifisso in cui questi due momenti sono uniti in modo indissolubile. Un’immagine estremamente realistica di un uomo sofferente e orribilmente umiliato, da cui però si diparte una raggièra di raggi dorati che significano una gloria imperitura e definitiva. Il sacrificio, la morte e la resurrezione appaiono come un unico e indissolubile mistero.
È il mistero di un amore potente e vittorioso, che manifesta la sua invincibile Potenza proprio con le apparenze di una debolezza estrema. Ai piedi della Croce, davanti all’immagine di Gesù crocifisso – un’immagine che ci è familiare, sarei tentato di dire: ‘troppo’ familiare – anche noi spesso siamo tentati a chiuderci in noi stessi, oppressi dalla paura di fare domande, il che significherebbe “approfondire”, lasciarci condurre in profondità misteriose… La Croce ci fa paura, perché crediamo di conoscerne a sufficienza il mistero. Dolore, umiliazione, disprezzo… E chi può dire di non conoscerle? Ma il mistero vero e profondo è quello che si cela dietro questi eventi, è il mistero dell’Amore, che non conosciamo ancora abbastanza. “Signore, perché sei venuto a soffrire e a morire così? Tu non avevi bisogno di noi eppure tutto questo lo hai fatto per noi, lo hai fatto per me. Io finora che cosa ho fatto per Te? Gesù che cosa devo fare per Te?”. Sono le domande che non abbiamo il coraggio di fare e che sant’Ignazio ci suggerisce nel colloquio della prima settimana degli Esercizi.