« […] Dema mi ha abbandonato, avendo preferito le cose di questo mondo, ed è partito per Tessalònica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me. Prendi con te Marco e portalo, perché mi sarà utile per il ministero. Ho inviato Tìchico a Èfeso. Venendo, portami il mantello, che ho lasciato a Tròade in casa di Carpo, e i libri, soprattutto le pergamene. Alessandro, il fabbro, mi ha procurato molti danni: il Signore gli renderà secondo le sue opere. Anche tu guàrdati da lui, perché si è accanito contro la nostra predicazione. Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone » (2Tm 4,10-17).
Oggi celebriamo la festa di san Luca evangelista. Il suo Vangelo e il libro degli Atti costituiscono per tanti versi un’unica opera, da cui emerge prepotente la missione come mandato del Signore che riguarda gli Apostoli, i loro succesori e – attraverso di loro – ognuno di noi. Un cristiano che non si fa missionario, come può, dove può, con chi può, è in contraddizione con se stesso. Luca è un pagano di Antiochia. Di lingua greca, colto, secondo un’antica e affidabile tradizione di professione medico (cfr. Col 4,14). Il libro degli Atti più che una narrazione a sé stante rappresenta la naturale continuazione del suo Vangelo e – come il Vangelo – è caratterizzato da uno spirito universalistico e da una marcata sottolineatura del ruolo dello Spirito Santo. Lo stretto collegamento con il Vangelo ha anche questo significato: è vero che Gesù è asceso al cielo (l’ascensione costituisce il collegamento tra le due opere, dato che il Vangelo si conclude con l’ascensione e con un più dettagliato racconto dell’ascensione incomincia il racconto degli Atti) ma ciò non significa affatto un allontanamento di Gesù. Gesù continua ad essere presente: questo è il messaggio di Luca.
Come?
Attraverso lo Spirito Santo e attraverso la sua comunità, cioè la Chiesa. Un’altra cosa sta particolarmente a cuore a Luca, coerentemente a questo suo messaggio fondamentale e alla sua esperienza di pagano convertito: la missione. C’è una frase degli Atti che è come il motto riassuntivo di tutto quanto essi raccontano: « avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra » (At 1,8). Gesù continua ad essere presente nella sua Chiesa ed è compito di ogni cristiano di essere apostolo, cioè estensore di questa presenza « fino agli ultimi confini della terra ». D’altra parte questo movimento missionario procede secondo un ordine: Gerusalemme, Giudea, Samaria… Quest’ordine è ultimamente suggerito dallo Spirito Santo. Un’altra caratteristica propria di san Luca è la sua straordinaria attenzione alla misericordia di Gesù: a lui sono proprie le tre parabole della misericordia (la pecorella smarrita, la dramma perduta e il figliuol prodigo) riportate al cap. 15 del suo Vangelo. Forse però il carattere che sempre ha colpito i cristiani è stata la sua speciale relazione con Maria. È a lui che dobbiamo episodi, come quello dell’annunciazione, che non possono avere altra fonte che la Madonna stessa, da cui Luca, in modo indiretto o diretto, raccolse con cura i personalissimi ricordi. È ancora lui che annota scrupolosamente il fatto che Maria era con gli Apostoli nel momento in cui prende l’avvio la prima evangelizzazione del mondo (At 1,14). La “nuova evangelizzazione” trova qui il suo modello. Aiutati da san Luca possiamo dunque concludere così: la nuova evangelizzazione o sarà mariana o non sarà…