Vi racconto questa storia affascinante.
Nel 1495 Ludovico il Moro assegna a Leonardo da Vinci, che da qualche anno aveva lasciato Firenze e si era stabilito a Milano, l’incarico di dipingere l’Ultima Cena e in segno di riconoscenza per il suo talento messo al servizio della città gli regala una vigna di circa un ettaro, accanto alla chiesa di Santa Maria delle Grazie. Che regalo curioso, una vigna. Perché? Rende l’idea del valore simbolico della pianta, nell’immaginario di quella cultura. Come vedremo, Leonardo apprezza il dono, che gli diventa molto caro.
Di lì a poco la quiete di Milano è scossa dall’arrivo, nel 1500, delle truppe del re di Francia che sconfiggono e imprigionano Ludovico il Moro. Leonardo preferisce fuggire da Milano, ma non vuole lasciare nell’abbandono la sua vigna e la affitta al padre del suo allievo prediletto, Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì (cioè il Saladino, un modo per dire che era un tipo focoso e poco raccomandabile). I francesi gliela confiscano, ma Leonardo combatte per riprendersela e ci riesce. Quando muore in Francia nel castello di Amboise, la cita addirittura nel testamento: stiamo parlando di Leonardo da Vinci, artista, ingegnere, scienziato, anatomista, progettista ed inventore, uno dei più grandi geni dell’umanità, che però dimostra anche in punto di morte un commovente attaccamento a quel piccolo appezzamento di terreno, che lascia per metà a Giovanbattista Villani, suo servitore fidato, e l’altra metà al Salaì.
E poi? La storia della vigna si intreccia con quella della casa degli Atellani, che si affaccia sul Borgo alle Grazie, l’attuale corso Magenta, e confina appunto con la vigna di Leonardo. Passano i secoli e nel 1919 il senatore Ettore Conti, magnate dell’industria elettrica italiana, presidente di Agip, di Confindustria e della Banca Commerciale, acquista la casa e il suo giardino che, da tempo molto trascurati, necessitano di radicali interventi di restauro. L’opera è affidata al famoso architetto Piero Portaluppi. Mentre procedono i lavori, si pensa di cercare questa un po’ leggendaria vigna di Leonardo, in quella che da tempo è un’area incolta e abbandonata. L’architetto Luca Beltrami, grande storico di Leonardo, studia sui documenti d’epoca le precise dimensioni e la possibile posizione della vigna, si reca nel giardino della casa degli Atellani e la trova e la fotografa, miracolosamente ancora intatta, in fondo al giardino. Purtroppo il giardino e la sua vigna vengono distrutti da un incendio. Il bombardamento della Seconda Guerra Mondiale, che distrugge parte della chiesa di Santa Maria delle Grazie, lasciando però miracolosamente indenne l’Ultima Cena, porterà gravi danni anche alla casa degli Atellani e il giardino verrà ricoperto di macerie.
Addio alla vigna? No, grazie ad un progetto ardito portato avanti in occasione di EXPO 2015. Scavando, vengono ritrovati e riportati alla luce i camminamenti di quei filari. Ma il desiderio è quello di stabilire con precisione quale era il vitigno coltivato da Leonardo: alcuni esperti del DNA della vite analizzano i campioni di materiale organico estratti durante gli scavi e riescono a ricostruire il profilo genetico completo del vitigno: la Malvasia di Candia Aromatica.
La facoltà di Scienze Agrarie dell’Università degli Studi di Milano produce in serra sessanta viti che vengono piantate nello stesso luogo dove erano alla fine del Quattrocento. Ed ecco qua, nel luogo esatto e con il medesimo vitigno, la rinascita della vigna di Leonardo da Vinci.
Oggi la casa e il giardino degli Atellani si possono visitare. Quando entriamo in quella vigna e sfioriamo i suoi pampini, proviamo ad immaginare Leonardo che esce dal cantiere del Cenacolo, attraversa la strada e va a passeggiare tra i suoi filari. Vediamo il suo fido servitore Giovanbattista e il suo focoso assistente, il Salaì, che lo accompagnano a controllare la maturazione di quei grappoli. Avranno fatto il vino? I documenti non lo dicono. Ma l’affetto che l’artista ha dimostrato per questo piccolo terreno è la riprova che i grandi geni dell’umanità hanno la mente creativa e sono alla ricerca di sempre nuove opere da realizzare, ma hanno i piedi ben piantati sulla terra, apprezzando le piccole cose che crescono. Chi ama la natura, la bellezza, l’arte, la scienza e le invenzioni, non può che intenerirsi davanti allo spettacolo di una vigna che cresce.
Ed eccomi qua, emozionata davanti alla Vigna di Leonardo!
di Susanna Manzin, dal suo blog Pane e Focolare del 4 settembre 2017. Foto dal blog.