« In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo . Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore” » (Lc 1,39-47).
L’incontro tra Maria ed Elisabetta ci insegna cose importanti sulla Persona di Gesù e sul ruolo profetico di Giovanni il Battista che sobbalza nel seno della madre. Elisabetta si rivolge a Maria come alla « madre del mio Signore » e manifesta che il bambino Gesù è il compimento di tutto quello che Dio ha promesso mediante i profeti. La sua lode a Maria – « beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto » – ci aiuta a comprendere la perfezione della fede della Madonna, modello e causa soprannaturale della nostra obbedienza di fede: «La Vergine Maria realizza nel modo più perfetto l’obbedienza della fede. Nella fede, Maria accolse l’annunzio e la promessa a Lei portati dall’angelo Gabriele, credendo che “nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37) [cfr. Gen 18,14], e dando il proprio consenso: “Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38).
Elisabetta la salutò così: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45). Per questa fede tutte le generazioni la chiameranno beata [cfr. Lc 1,48] » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 148). La visita di Maria alla cugina, in virtù del bambino Gesù che porta nel seno, rappresenta la visita definitiva di Dio al suo popolo. « “Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4-5). Ecco la Buona Novella riguardante “Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1): Dio ha visitato il suo popolo [cfr. Lc 1,68 ], ha adempiuto le promesse fatte ad Abramo ed alla sua discendenza [cfr. Lc 1,55 ]; ed è andato oltre ogni attesa: ha mandato il suo “Figlio prediletto” (Mc 1,11) » (Ibid., n. 422); « San Giovanni Battista è l’immediato precursore del Signore [cfr. At 13,24], mandato a preparargli la via [cfr. Mt 3,3]. “Profeta dell’Altissimo” (Lc 1,76), di tutti i profeti è il più grande [cfr. Lc 7,26] e l’ultimo [cfr. Mt 11,13]; egli inaugura il Vangelo [cfr. At 1,22; Lc 16,16]; saluta la venuta di Cristo fin dal seno di sua madre [cfr. Lc 1,41] » (Ibid., n. 523). Questo reciproco saluto, colmo di misteri, chiamato “Visitazione”, è il secondo mistero gioioso del Rosario.
È infatti profondamente contrassegnato dalla gioia: il saluto di Maria trasmette la gioia di cui lei stessa è pervasa per la presenza del Verbo di Dio incarnato nel suo seno. Una gioia così profonda e penetrante che è percepita dal piccolo Giovanni nel seno di Elisabetta, il quale incomincia qui il suo ministero profetico accogliendo la “buona notizia” che lo fa sobbalzare di gioia. Questa buona notizia è manifestata dalla madre Elisabetta che, per così dire, restituisce la gioia alla cugina Maria con la sua lode: « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! ». Questo è l’effetto proprio del Vangelo quando viene creduto, portato e trasmesso con il cuore.