« Gesù, intanto, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidone, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: “Tu sei il Figlio di Dio!”. Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse » (Mc 3,7-12).
Lo scontro di Gesù con le autorità religiose ha ormai raggiunto un livello critico: « […] i farisei uscirono […] con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire » (3,6). Per questo Gesù continua il suo ministero in tono diverso: non entra più nelle sinagoghe ma opera in luoghi più sicuri.
Le folle però lo cercano e lo raggiungono da località lontane: dalla Giudea, il territorio a sud della Galilea e della Samaria, comprendente anche la città di Gerusalemme; ma anche da ragioni ancora più lontane: l’Idumea, ancora più a sud; il territorio oltre il Giordano (l’attuale Giordania e Siria) e le terre a nord lungo le rive del Mediterraneo: l’attuale Libano. Le folle non sono composte soltanto da ebrei, ma ormai in gran parte da pagani.
Qui si profila qualcosa di nuovo nell’azione e nell’insegnamento di Gesù. Non manifesta ormai soltanto la sua identità, ma incomincia a profilare l’identità della comunità a cui vuol dare origine: un nuovo Israele e una nuova Famiglia di popoli. Le folle si accalcano attorno a lui perché cercano il guaritore di cui hanno udito la fama. Emerge però come un paradosso: la sua potenza di guaritore e la sua debolezza di uomo. Deve salire su una barca per evitare di essere schiacciato e calpestato dalla folla. Tutti cercano di toccarlo; Gesù non lo impedisce perché il suo corpo, la sua “carne” è portatrice di salvezza (Mc 5,27-31; 6,56). Molti dei disperati che accorrono a lui sono afflitti da spiriti impuri, i quali gridano la sua identità: « Tu sei il Figlio di Dio! ». È un atto di fede o di adorazione? Naturalmente no: è solo un tentativo degli spiriti malvagi di chiarire innanzitutto a sé stessi l’identità di questo guaritore straordinario. I demòni non sanno chi è Gesù, si trovano davanti ad un essere per loro troppo misterioso e cercano di costringerlo a rivelare chiaramente la sua identità, mediante dei tentativi.
Per questo Gesù li zittisce: « Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse ». Quando si renderanno conto di chi hanno davanti? Quando sarà per loro troppo tardi e Lui li avrà definitivamente sconfitti con il suo Amore infinito, lasciandosi crocifiggere. La grande battaglia tra le forze del bene e quelle del male conosce lì il suo punto culminante e decisivo: il Demònio ha voluto mettere alla prova il Giusto scatenando contro di Lui tutta la sua malvagità; la sua cattiveria culmina nell’evento della Croce. Il Giusto astutamente è stato al gioco e ha sconfitto radicalmente il male con il bene, l’odio con l’amore. La sua strategia (la sua Sapienza) è talmente superiore ad ogni comprensione creata che supera anche le possibilità dell’intelligenza angelica: « Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla.
Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria » (1Cor 2,6-8). Non ci dobbiamo stupire che superi anche la nostra intelligenza e richieda a ciascuno di noi la fiducia tipica dei bambini nei confronti dei loro genitori. Ecco perché un bambino che ha la fede è più intelligente del Demònio…