Da Avvenire del 01/02/2018. Foto da Wikipedia
È stato uno dei più grandi protagonisti della storia, ma anche Carlo Magno ha scontato il pregiudizio – tuttora diffuso nei manuali scolastici – del Medioevo come un’età buia e infelice. Eppure fu proprio questo sovrano a gettare le fondamenta dell’Europa, unificando i popoli del Vecchio Continente non solo dal punto di vista militare e amministrativo, ma soprattutto culturale. Una lezione valida anche oggi per l’Ue, unita sì dalla moneta e dalla burocrazia, ma smarrita sul piano dei valori. È allora opportuno rituffarsi nel corposo volume Il Sacro Romano Impero, scritto dallo studioso nordirlandese James Bryce (1838-1922), pubblicato in Italia nel 1907 e ora ritradotto dalle edizioni D’Ettoris a cura di Paolo Mazzeranghi, pagine 600. euro 30,90). Non solo l’occasione per ripercorrere le gesta di Carlo Magno (742-814), ma anche un saggio utile per riscoprire l’anima e le radici dell’Europa oggi volutamente ignorate. Figlio di Pipino il Breve, Carlo divenuto unico erede del Regno dei Franchi condusse una serie di travolgenti e vittoriose campagne militari, tra cui quella in Italia contro i Longobardi. Un’ascesa che culminò con l’incoronazione a Roma nella notte di Natale dell’anno 800: papa Leone III lo consacrò imperatore di quello che sarebbe poi stato chiamato Sacro Romano Impero, durato in varie forme per oltre mille anni (fino al 1806). Un evento decisivo come pochi nella storia, spiega Bryce, che poneva il sigillo su un regno vastissimo. Dalla penisola iberica alla Pannonia, dalla Sassonia al Ducato di Benevento (tranne lo Stato della Chiesa): un impero ‘cristiano’ che teneva insieme i popoli latini e quelli germanici in nome della stessa fede. Ma anche ‘romano’ per il modo in cui i Romani avevano concepito lo Stato, la vita civile e le leggi. Certo l’elogio del ‘genio creativo’ di Carlo, non può essere disgiunto dall’altro volto mostrato dal sovrano: guerriero spietato e brutale (soprattutto contro i Sassoni) e uomo dalla vita privata non proprio irreprensibile. Ma a Bryce che fu non solo storico, ma anche giurista e politico, interessa sottolineare la grandezza di un progetto di Stato superiore, in cui predominante non è solo l’aspetto militare ma morale. Un’istituzione capace soprattutto di assicurare una pace duratura. Ecco perché il saggio riflette a lungo sul dramma di conciliare i due poteri, temporale e spirituale, e sulla necessità di pacificare e dare ordine al mondo cristiano difendendolo da coloro che potevamo minarne equilibri e valori. Per questo Carlo Magno ovunque andava proteggeva i missionari, costruiva chiese e monasteri, combatteva le eresie. Ma grande fu soprattutto l’impulso da lui dato alla riorganizzazione e alla rinascita culturale della società europea, il ‘rinascimento carolingio’. Con l’amico fidato, il monaco anglosassone Alcuino, diede vita ad Aquisgrana alla famosa Schola Palatina. Qui si circondò delle migliori intelligenze del tempo, come lo storico dei longobardi Paolo Diacono oppure Eginardo. L’unione felice della cultura classica e del cristianesimo con le tradizioni di diversi popoli costituisce tuttora una preziosa eredità spirituale e culturale. Divisi in Stati differenti, con lingue, monete e costumi diversi, ma uniti nella mentalità e soprattutto nella fede religiosa.La storia millenaria del Sacro Romano Impero e la sua sopravvivenza anche nell’Europa degli Stati nazionali testimoniano secondo Bryce quanta speranza avesse generato lungo i secoli l’intuizione di Carlo Magno.
Segno che era stata colta ‘l’anima e l’essenza del Sacro Impero: l’amore della pace, il senso della fratellanza dell’umanità, il riconoscimento della sacralità e della supremazia della vita spirituale’.