Da Avvenire del 12/04/2018. Foto da articolo
Alfie Evans come Charlie Gard lo scorso luglio e come Isaiah Haastrup a marzo. Anche al piccolo verranno staccati i supporti vitali. È stato il giudice Anthony Paul Hayden, dell’Alta Corte di Londra, a decidere l’ora e il giorno della morte del piccolo, affetto da una misteriosa malattia degenerativa del sistema nervoso, perché l’ospedale “Alder Hey Children Hospital” di Liverpool, che lo ha in cura, non riusciva a convincere i genitori a raggiungere un accordo sul giorno della morte. La data e l’ora non si possono dire. Li sanno solo la mamma e il papà, Tom Evans e Kate James, gli avvocati e chi ha partecipato all’udienza. La legge ha deciso così per proteggere i medici e gli infermieri dell’“Alder Hey Children Hospital” di Liverpool. Si teme che l’“esercito di Alfie”, i centinaia di sostenitori della famiglia, attivi sui social network e protagoni-sti di vari cortei fuori dalla clinica, si mobilitino o addirittura compiano gesti violenti contro il personale. Nei giorni scorsi, sulla drammatica vicenda, era intervenuto anche papa Francesco, con un tweet: «Possa essere fatto tutto il necessario per continuare ad accompagnare con compassione il piccolo Alfie Evans e che la profonda sofferenza dei suoi genitori possaessere ascoltata».L’udienza di ieri è stata particolarmente dolorosa per i genitori. I quali hanno cercato di portare dei video per dimostrare che il bimbo reagisce agli stimoli. Tale materiale è stato, però, rifiutato. Anzi, il giudice ha definito «inopportuni» i video del piccolo mostrati dal papà «perché violano la privacy di Alfie». Mentre alla madre ha detto che «non va bene dargli del cioccolato», come ha fatto donna per provare a stimolarlo. E ha aggiunto: «Il cioccolato sporca, interferisce con l’igiene dell’ospedale». Secondo quest’ultimo, il cervello del piccolo è stato così tanto «danneggiato» dalla ma-lattia, da renderlo «futile», termine tecnico che spesso si usa per definire le cure nei casi di accanimento terapeutico.
L’avvocato Roger Kiska, del “Christian Legal Centre”, un centro di consulenza legale vicino al movimento per la vita, che ha rappresentato i genitori del bambino, ha raccontato il loro dolore per questa sconfitta e il coraggio con il quale hanno lottatofino all’ultimo.«Avevamo anche tutte le prove legali che Alfie non è sotto la tutela dello Stato perché vittima di abusi. Papà Tom e mamma Kate godevano di tutti i diritti di qualunque genitore capace di curare il figlio e la legge dovrebbe loro consentire di spostare il bambino e trasportarlo a Roma all’Ospedale Bambino Gesù oppure all’Istituto neurologico Besta o anche a Monaco», spiega Kiska. «Ma non sono servite a nulla. Ancora una volta lo Stato ha preso il bambino come ostaggio violando i diritti della famiglia», ha concluso il legale.
Silvia Guzzetti