di Silvia Scaranari
«Se nel Battesimo è lo Spirito Santo a immergerci in Cristo, nella Confermazione è il Cristo a colmarci del suo Spirito, consacrandoci suoi testimoni, partecipi del medesimo principio di vita e di missione, secondo il disegno del Padre celeste». Così insegna il Santo Padre, iniziando ‒ dopo quello dedicato al Battesimo ‒ il nuovo ciclo di meditazioni dedicato al sacramento della Cresima durante l’Udienza generale di mercoledì 23 maggio.
Se la passione, morte e resurrezione di Cristo permettono d’immergersi nella vita di Dio, divenendo figli Suoi tramite l’acqua battesimale, così l’effusione dello Spirito Santo sugli Apostoli giorno di Pentecoste permette, nel sacramento della Confermazione, di accedere allo stesso Spirito, ricevendo la forza e il carisma della testimonianza. Sottolinea il Papa che «Si chiama “Confermazione” perché conferma il Battesimo e ne rafforza la grazia (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1289); come anche “Cresima”, dal fatto che riceviamo lo Spirito mediante l’unzione con il “crisma” – olio misto a profumo consacrato dal Vescovo –, termine che rimanda a “Cristo” l’Unto di Spirito Santo».
Se il cristiano è il sale della Terra e la luce del mondo (cfr. Mt 5, 13-16), è in virtù dello Spirito Santo che ai cristiani è dato di operare nel mondo con l’equilibrio giusto e il coraggio sufficiente per evitare di essere troppo insipidi o di salare troppo, rendendo immangiabile il cibo della Verità rivelata in Cristo.
«Senza la forza dello Spirito Santo non possiamo fare nulla: è lo Spirito che ci dà la forza per andare avanti. Come tutta la vita di Gesù fu animata dallo Spirito, così pure la vita della Chiesa e di ogni suo membro sta sotto la guida del medesimo Spirito». Lo Spirito è un dono grande perché in Lui la Chiesa e ogni fedele operano per il bene dell’umanità. Infatti, usciti dal Cenacolo il giorno di Pentecoste, «[…] le bocche dei discepoli, “colmati di Spirito Santo”, si aprono per proclamare a tutti le grandi opere di Dio (cfr At 2,1-11)».
Il cristiano confermato nello Spirito dà testimonianza, la quale «[…]consiste nel fare solo e tutto quello che lo Spirito di Cristo ci chiede, concedendoci la forza di compierlo».
Durante l’Udienza generale di mercoledì 30 maggio, il Pontefice ha dunque ricordato il rituale della Confermazione, così ricco di significato.
Prima di ricevere l’unzione con il crisma (l’olio profumato che, in quanto sostanza terapeutica e cosmetica atta a medicare le ferite e a profumare le membra, ha una grande funzione simbolica), il fedele rinnova le promesse battesimali per sottolineare l’intima unione fra i due sacramenti. Quindi il vescovo stende le mani e supplica il Padre di effondere lo Spirito che è Uno ma che dona sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e santo timore di Dio: sono i sette doni, perché lo Spirito «è l’Autore della diversità, ma allo stesso tempo il Creatore dell’unità. Così lo Spirito dà tutte queste ricchezze che sono diverse ma allo stesso modo fa l’armonia, cioè l’unità di tutte queste ricchezze spirituali che abbiamo noi cristiani».
Il segno di croce che il vescovo compie con il crisma sulla fronte imprime «[…] un’impronta spirituale indelebile, il “carattere”, che lo configura più perfettamente a Cristo e gli dà la grazia di spandere tra gli uomini il “buon profumo” (cfr 2 Cor 2,15)», esattamente come gli altri due sacramenti, appunto e anch’essi irripetibili, ovvero il Battesimo e la consacrazione sacerdotale.
Il cristiano confermato nella fede dalla presenza dello Spirito deve avere la forza di custodire questo prezioso dono con il raccoglimento, la preghiera e la meditazione. Già altre volte il Santo Padre ha richiamato la necessità del silenzio. Solo facendo silenzio si può ascoltare la voce dello Spirito che ci parla, la voce di Dio che suggerisce cosa e come fare per essere veramente sale della terra e luce nel mondo e così «riflettere Gesù Cristo nel mondo di oggi» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 23).