« Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: “Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?”. Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi”. I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. […]. E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: “Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio”. Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi » (Mc 14,12-16.22-26).
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Le parole di Gesù sul pane e sul calice rivelano che la sua morte sulla croce è un sacrificio espiatorio che compie la Pasqua e tutti i sacrifici dell’Antica Alleanza. Lui stesso è – insieme – la vittima del sacrificio e il sommo sacerdote che lo offre (Eb 2,17; 4,14). Lui è anche l’altare su cui il sacrificio è offerto, perché la sua offerta è libera, sgorga interamente e radicalmente dalla sua libertà, dal suo cuore obbediente e amante. Nell’Eucarestia tutti i principali segni e simboli dell’Antico Testamento e delle tradizioni dei popoli trovano la loro realtà e la loro realizzazione: l’altare è il luogo del sacrificio, ma è insieme mensa e segno di Gesù stesso (per questo viene baciato all’inizio e alla fine della celebrazione). In essa è presente la Parola di Dio, annunciata, offerta e “mangiata” nella santa Comunione (la liturgia della parola e la liturgia eucaristica costituiscono « un solo atto di culto » Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1346). In essa si realizza in sommo grado il mistero dell’unità: unità con Gesù e unità con il suo mistico (misterioso) Corpo. Ecco perché è al centro della vita della Chiesa e deve essere al centro della nostra vita. È il sacramento dell’Amore.