Ecco il profilo biografico che ci offre la Bibliotheca Sanctorum: «Dopo l’apostasia del re Sighere, Sebbi sostenne il vescovo Jaruman di Mercia [†669] nella conversione dei Sassoni orientali (Essex, Hertfordshire, Londra). Rinunziò al trono (664-694) e divenne monaco poco prima della morte, essendo conosciuto per la sua vita di preghiera, di penitenza e la sua generosità». Il quadro è, ancora una volta, quello dell’alto Medioevo e della cristianizzazione dell’Europa; è, più particolarmente, quello dell’Inghilterra degli Angli e dei Sassoni, la cui conversione era stata avviata dal monaco Agostino [534-604] inviato appositamente da papa Gregorio Magno [santo, 590-604]. Se l’iniziativa pontificia confermava e rafforzava il ruolo di guida universale del papato romano, se l’apporto benedettino risultò ancora una volta decisivo, anche il sostegno dei re e dei capi locali fu importantissimo, come, nei secoli successivi, per i Germani del continente, gli Ungheresi, gli Slavi, i Polacchi, i Lituani e i Russi. I missionari di quel tempo sapevano che occorreva rispettare le strutture gerarchiche dei popoli e puntavano quindi sulla conversione dei sovrani, come già era stato fatto per la conversione dei Franchi con Clodoveo [466 ca.-511]. Un’opera di eccezionale portata fu così compiuta dalla Chiesa in quei secoli ed il Cristianesimo mostrò la sua capacità di essere un crogiolo nel quale si fusero, dando vita ad una nuova civiltà, popoli così diversi come quelli romanizzati e quelli «barbari». Nella stessa direzione, in un certo senso, bisogna guardare al ruolo del Cattolicesimo sulle soglie del terzo millennio dell’era cristiana.
Marco Tangheroni,
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, p. 25