In un convegno a Foggia
«La massoneria, la Chiesa e le nuove religioni. A dieci anni dal documento vaticano del 1983»
Organizzato dal CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, l’11 dicembre 1993 si è svolto a Foggia, nella Sala della Biblioteca Provinciale, un convegno internazionale sul tema La massoneria, la Chiesa e le nuove religioni. A dieci anni dal documento vaticano del 1983, inteso a celebrare il decennale della Dichiarazione sulla massoneria della Congregazione per la dottrina della fede, che risale appunto al 26 novembre 1983.
Dopo una presentazione di S. E. mons. Giuseppe Casale, arcivescovo di Foggia-Bovino e presidente del CESNUR, i lavori sono stati aperti dal dottor Massimo Introvigne, di Alleanza Cattolica, direttore dello stesso CESNUR, con un’ampia relazione sul tema Che cos’è la massoneria: il problema delle origini e le origini del problema. L’oratore ha anzitutto affrontato il tema — non solo storico, ma anche sociologico — delle origini massoniche; ha poi tracciato una mappa delle massonerie contemporanee, distinguendo fra obbedienze e riti; quindi ha proposto una tipologia e un’analisi delle critiche di solito rivolte alle massonerie individuando un anti-massonismo laico — qualche volta laicista — e un contro-massonismo religioso, da classificare a sua volta in cattolico e protestante. Se le massonerie — ha concluso il dottor Massimo Introvigne — sono diverse per dottrina e per atteggiamento, quello che le unisce e che costituisce il proprium del fenomeno massonico è un metodo, improntato al relativismo e per questo condannato dalla Chiesa. È seguita una sessione intesa a rintracciare le influenze di pubblicazioni e di rituali massonici nelle origini delle due principali nuove religioni moderne. Michael W. Homer, storico e giurista di Salt Lake City, nello Stato americano dello Utah, ha esaminato il mormonismo, che ha avuto con la massoneria una lunga e interessante storia di incontri e di scontri, da cui è rimasto certamente influenzato; dal canto suo, don Ernesto Zucchini, del clero di Massa, ha concluso che gli influssi massonici sui gruppi che si situano all’origine degli attuali testimoni di Geova, seppure non inesistenti, non devono essere sopravvalutati e sono stati certamente esagerati da una letteratura polemica. Don Achille M. Triacca S.D.B., docente presso il Pontificio Ateneo Anselmiano, ha quindi svolto una comunicazione sulle sue reazioni di liturgista di fronte ad alcuni rituali della massoneria italiana, che si presentano, a suo giudizio, come un pastiche di mitologia antica e di elementi tratti — senza troppo dirlo — dal cattolicesimo.
La sessione pomeridiana — presieduta dal dottor Ermanno Pavesi, di Alleanza Cattolica, segretario della Federazione Europea delle Associazioni dei Medici Cattolici — ha ricostruito la storia e le ragioni della critica della Chiesa cattolica alle massonerie. Giovanni Cantoni, direttore di Cristianità, ha tracciato — mediante una periodizzazione — la storia delle condanne della massoneria da parte del Magistero cattolico, dalle prime tempestive reazioni settecentesche all’ultimo documento del 1983 attraverso quel documento-quadro che è l’enciclica Humanum genus di Papa Leone XIII. Giovanni Cantoni ha fatto cenno anche all’enciclica Veritatis splendor di Papa Giovanni Paolo II che, se pure non menziona esplicitamente la massoneria, costituisce un punto di riferimento fondamentale per la condanna cattolica di quel relativismo che è l’essenza del metodo massonico. All’enciclica Veritatis splendor e alla condanna del relativismo ha fatto riferimento anche la relazione di S. E. mons. Josef Stimpfle, arcivescovo emerito di Augsburg, in Germania, che guidò la delegazione cattolica nei colloqui bilaterali con la massoneria tedesca, premessa al documento del 1980 della Conferenza Episcopale Tedesca, a sua volta momento decisivo nell’itinerario che ha portato al documento vaticano del 1983. L’intervento — a causa di un’improvvisa indisposizione di mons. Josef Stimpfle — è stato letto e illustrato da un suo collaboratore, monsignor Ingo Dollinger, che fece anch’egli parte della delegazione cattolica nei colloqui bilaterali degli anni 1974-1980. In tali colloqui, ha ricordato il presule tedesco, condotti senza pregiudizi e valutando la massoneria solo sulla base dei documenti forniti dagli stessi partecipanti di parte massonica, si giunse alla conclusione secondo cui nelle logge massoniche viene praticato sistematicamente un relativismo, che mette in pericolo la fede del cattolico, e quindi non permette alla Chiesa di autorizzare la «doppia appartenenza» dei fedeli insieme alla Chiesa cattolica e alla massoneria. Mons. Giuseppe Casale ha concluso i lavori con una relazione in cui ha distinto fra «doppia appartenenza» — sempre esclusa dalla Chiesa per i cattolici a qualunque forma di massoneria, sotto pena di esclusione dai sacramenti, sulla base del documento del 1983 che è tuttora vigente ed è parte del Magistero pontificio, a cui singoli vescovi, e tanto meno singoli sacerdoti, in nessun caso potrebbero concedere eccezioni o deroghe — e dialogo. Il dialogo con le massonerie — rigorosamente distinto dalla doppia appartenenza — non è escluso dalla Chiesa cattolica in linea di principio. Tuttavia — ha spiegato mons. Giuseppe Casale — il dialogo è possibile solo con quelle fra le massonerie che non promuovano attività ostili nei confronti della Chiesa, ed è opportuno solo quando si sia certi che, dialogando con esponenti della massoneria, non si corra il rischio di indurre equivoci fra i fedeli cattolici a proposito della doppia appartenenza, la cui impossibilità non tollera eccezioni e deve essere illustrata ai cattolici con opportune iniziative.
Il convegno ha avuto eco sulla stampa e presso le televisioni locali, ed è stato ampiamente commentato dal quotidiano Avvenire, che — rispettivamente — il 10 e l’11 dicembre 1993 ha anche pubblicato sintesi degli interventi di Massimo Introvigne e di Giovanni Cantoni.