Valter Maccantelli, Cristianità n. 174 (1989)
Lo spiritismo, a cura di Massimo Introvigne, Elle Di Ci, Leumann (TO) 1989,pp. 244, L. 15.000
Il 29 ottobre 1988 il CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, ha organizzato a Foggia un seminario internazionale sul tema Spiritismo e nuove religioni (cfr. Cristianità, anno XVI, novembre-dicembre 1988, n. 163-164), dalle cui relazioni è stato ricavato il volume Lo spiritismo, che si presenta come un corso su un argomento sul quale – nonostante la sua importanza – la letteratura è scarsissima, e non solo in lingua italiana.
Il volume – articolato in tre parti – si apre con una Presentazione (pp. 7-13) di mons. Giuseppe Casale, arcivescovo di Foggia-Bovino nonché presidente del CESNUR, che contiene importanti riflessioni sul problema della libertà religiosa nel delicato settore della nuova religiosità dove, da una parte, tale libertà viene talora «violata da un proselitismo aggressivo che diffama la religione della persona che intende convertire» e che «va tenuto distinto dalla legittima attività missionaria e dalla legittima convinzione di essere portatori di una esperienza vera e valida da comunicare senza diffamare né aggredire gli altri», dall’altra ci si trova di fronte a «forme di interferenza impropria dello Stato laico in materia di religione e di credenze e anche a «proposte di legge discusse e discutibili, asseritamente rivolte contro le cosiddette ”sette”ma in realtà, come I‘esperienza dimostra, capaci di colpire qualunque attività religiosa più intensa del consueto, avvenga questa nell’ambito di religioni maggioritarie o minoritarie» (pp. 9-10). Quindi il presule mette in luce il collegamento fra lo spiritismo e il razionalismo positivista e scientista, che non si oppongono ma si alleano nel tentativo di presentare un’alternativa al cristianesimo: «Forse il sonno della ragione produce mostri», ma «certo producono mostri anche il sonno della fede e la falsa veglia del razionalismo scettico» (p. 13). A quest’ultima osservazione si ricollega il contributo di Régis Ladous, docente di sociologia e storia delle religioni nell’università di Lione III, sul tema Note sullo spiritismo dalla Rivoluzione francese fino a Carl Gustav Jung (pp. 17-33). Le origini dello spiritismo, sottolinea lo studioso francese, devono almeno altrettanto all’Europa – dove fenomeni similari abbondano negli anni intorno alla Rivoluzione francese – che agli StatiUniti, nei quali, nel 1848, esplode un movimento le cui origini risalgono almeno a cinquant’anni prima. Il docente di Lione mostra anche i collegamenti fra il primo spiritismo, l’anticlericalismo, le influenze dell’oriente – con l’idea di reincarnazione – e la politica radicale e socialista, ai cui ambienti i medium spiritisti offrono una religione nello stesso tempo alternativa all’avversato cristianesimo e asseritamente fondata sui «fatti» e compatibile con la scienza del positivismo; finalmente segnala l’influsso decisivo sulla nascita della moderna psicologia del profondo.
Lo spiritismo «classico», quello delle «sedute» e dei tavolini, descritto da Régis Ladous, e che ha avuto il suo massimo esponente nel francese Allan Kardec (1804-1869), non è morto ma, accanto a esso è nata una forma nuova chiamata channeling,«canalizzazione», che rappresenta l’incontro fra la tradizione spiritistica e il New Age, il movimento americano dell’età nuova», nel quale dovrebbero emergere nuovi paradigmi in tutti i campi dell’agire umano, compreso quello religioso. Al tema Il «channeling»: uno spiritismo moderno (pp. 35-94) è dedicato il contributo di Massimo Introvigne, direttore del CESNUR ed esponente di Alleanza Cattolica, che è anche il curatore del volume. Massimo Introvigne segnala anzitutto gli elementi che distinguono il channeling dallo spiritismo classico, mettendo in luce il fatto che, attraverso i «canali»moderni, si presentano a parlare non solo né soprattutto spiriti di defunti, ma pure «esseri multipersonali», «maestri» di tutti i generi e anche «archetipi» dell’inconscio collettivo descritto da Carl Gustav Jung, che vengono esplicitamente identificati come tali; quindi propone una storia articolata del channeling, che conclude affermando essere il veicolo di un’ideologia tipica del New Age, dove spariscono le distinzioni fra il soggetto e l’oggetto, fra il pensiero e la realtà, e finalmente fra l’uomo e Dio.
Nel quadro di riferimento, dottrinale, culturale e storico, definito dalle rela- zioni di Régis Ladous e di Massimo Introvigne – che costituiscono la prima parte del volume, intitolata Tendenze – trova posto l’esame di alcune figure della storia dello spiritismo, che forma la seconda parte, intitolata appunto Figure. Ermanno Pavesi, psichiatra a Sciaffusa, in Svizzera, e presidente del Centro Culturale Gonzague de Reynold, in un contributo sul tema Alle origini dello spiritismo: Franz Anton Mesmer e il «magnetismo animale» (pp.97-112) mostra come il medico svevo Franz Anton Mesmer (1734-1815), legato a diverse correnti illuministiche dell’epoca della Rivoluzione francese, sia – per molti versi – il vero padre dello spiritismo; quindi, in una preziosa appendice (pp. 113-119) mette in luce i collegamenti fra il mesmerismo e la psicanalisi nelle sue diverse correnti, le cui radici rivelano un chiaro legame anche con lo spiritismo. Quindi Michael W. Homer, storico e giurista di Salt Lake City, nello Stato americano dello Utah, dedica un saggio al tema Sir Arthur Conan Doyle: spiritismo e «nuove religioni» (pp. 121-156), ricordando l’importanza nella storia dello spiritismo di Sir Arthur Conan Doyle (1859- 1930), a tutt’oggi il maggiore “missionario” della causa spiritista. Figura tipica di un certo ambiente positivistico ottocentesco, insieme scientista e spiritista, il creatore di Sherlock Holmes, negli ultimi anni della sua vita, finì per cadere nei raggiri di medium e di spiritisti in seguito smascherati come truffatori: «Il rifiuto di Conan Doyle di ammettere la necessità della fede in religione», insieme alla pretesa di sostituire la fede religiosa con «fatti» che la scienza positivista potesse ammettere – conclude Michael W. Homer –, «lo condusse a farsi raggirare» (p. 156). In Italia l’avventura di Sir Arthur Conan Doyle veniva vissuta, quasi negli stessi anni, da un esponente celebre del positivismo non letterario ma scientifico, il criminologo Cesare Lombroso (1836- 1909), che finì per farsi convertire allo spiritismo, in modo clamoroso, da una medium semianalfabeta, Eusapia Pal- ladino (1854-1918), la cui storia è ripercorsa nello studio di Corrado Gner- re, di Alleanza Cattolica nonché uno dei fondatori del CESNUR, Eusapia Palladino: carriera di una medium (pp. 157-169): sorpresa a «truccare» le sedute, ella seppe quasi sempre risalire la china, dimostrando – come nota mons, Giuseppe Casale nella Presentazione – «una straordinaria capacità di sedurre soprattutto scienziati positivisti, il cui positivismo non li salvava affatto da clamorose conversioni allo spiritismo» (pag. 13).
Nella terza parte del volume, intitolata Conclusioni, Jean-Francois Mayer, ri-
cercatore presso il Fondo Nazionale Svizzero della Ricerca Scientifica e
segretario del Comitato Scientifico Internazionale del CESNUR, situa la problematica relativa allo spiritismo nel quadro della nuova religiosità contemporanea nel saggio Spiriti e medium nelle nuove religioni (pp. 173-224). Non tutte le comunicazioni fra la terra e un “aldilà” variamente identificato – nota lo studioso svizzero – possono essere definite «spiritismo»: perché questa nozione non perda ogni utilità scientifica, deve essere riservata ai fenomeni di una determinata area geografica – l’Occidente – e di una precisa epoca storica, gli ultimi due secoli; e lo spiritismo ha influenzato numerose nuove religioni – i cui fondatori talora sono spiritisti o ex spiritisti – e anche in fenomeni recenti e complessi come le muove rivelazioni» dell’area europea di lingua tedesca figurano in modo preminente elementi di tipo medianico.
Nel volume non manca una valutazione dello spiritismo dal punto di vista cattolico: all’argomento è dedicato il contributo di don Pietro Cantoni, do- cente nel Seminario Santi Ambrogio e Carlo della diocesi di Massa Carrara- Poniremoli, La Chiesa cattolica e lo spiritismo (pp. 225-240). Benché le anime dei defunti possano manifestarsi agli uomini quando Dio lo vuole e lo comanda – afferma il teologo –, l’evocazione degli spiriti e il contatto volontariamente ricercato con loro sono contrari alla legge di Dio, esecrati dalla Scrittura e vietati dalla Chiesa. Quanto alle «manifestazioni» che si osservano nelle sedute spiritiche, alcune sono indubbiamente di natura truffaldina; altre hanno una spiegazione psicologica o parapsicologica, e talora rischiano di turbare l’integrità psichica dello stesso medium e dei partecipanti alle sedute. Rimane un residuo inspiegato in cui la Chiesa cattolica – pur senza pronunciarsi in via definitiva – sospetta almeno la possibilità di influenze demoniache, ed è questa un’ulteriore ragione del tassativo divieto fatto ai suoi fedelidi partecipare a sedute spiritiche di tipo antico o moderno.
Accanto alle ragioni di ordine teologico e pastorale, l’opera presenta anche una ragione culturale di insanabile contrasto fra la Chiesa cattolica e lo spiritismo: almeno dall’epoca della Rivoluzione francese una parte significativa della cultura cerca di prescindere dalla Rivelazione cristiana, che considera incompatibile con una visione positivistica della scienza e con una visione ideologica e totalizzante della politica, ma, poiché l’uomo non riesce a prescindere da un rapporto con il sacro, nascono le alternative costituite dalla nuova religiosità, fra le quali un ruolo non secondario spetta allo spiritismo.
Valter Maccantelli