di Michele Brambilla
Gesù sta camminando verso Gerusalemme, dove avverrà la Passione, e gli Apostoli discutono ancora si chi sarà “ministro” nel futuro Regno dei Cieli. Come ricorda Papa Francesco alla recita dell’Angelus di domenica 21 ottobre, XXIX domenica del Tempo ordinario secondo la liturgia romana, Cristo prova ancora una volta a “riportarli in carreggiata”. «L’odierna pagina evangelica (cfr Mc 10,35-45) descrive Gesù che, ancora una volta e con grande pazienza, cerca di correggere i suoi discepoli convertendoli dalla mentalità del mondo a quella di Dio. L’occasione gli viene data dai fratelli Giacomo e Giovanni, due dei primissimi che Gesù ha incontrato e chiamato a seguirlo. Ormai hanno fatto parecchia strada con Lui e appartengono proprio al gruppo dei dodici Apostoli», ciononostante «[…] i due fratelli si fanno coraggio, si avvicinano e rivolgono al Maestro la loro richiesta: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra” (v. 37)».
Anziché scoraggiarsi, «Gesù sa che Giacomo e Giovanni sono animati da grande entusiasmo per Lui e per la causa del Regno, ma sa anche che le loro aspettative e il loro zelo sono inquinati, dallo spirito del mondo. Perciò risponde: “Voi non sapete quello che chiedete” (v. 38). E mentre loro parlavano di “troni di gloria” su cui sedere accanto al Cristo Re, Lui parla di un “calice” da bere, di un “battesimo” da ricevere, cioè della Sua passione e morte. Giacomo e Giovanni, sempre mirando al privilegio sperato, dicono di slancio: sì, “possiamo”». La promessa è reale e sincera, benché al momento non compresa fino in fondo: dopo un’esistenza passata per le strade del mondo antico a predicare la parola di Gesù, Giacomo sarà martirizzato tramite decapitazione e Giovanni sopravvivrà ad un tentativo di bollirlo nell’olio nel punto in cui, oggi, a Roma sorge la chiesa di San Giovanni in Oleo (l’edificio attuale risale al Cinquecento).
Tuttavia, come per il Maestro, alla breve sofferenza seguirà proprio la gloria imperitura, quella del Paradiso e pure quella terrena, basti pensare ai numeri del santuario di Santiago de Compostela o all’importanza teologica imprescindibile degli scritti di Giovanni. La domanda dei due apostoli permette a Gesù di esplicitare un insegnamento fondamentale: «voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti (Mc 10,42-44)». Giovanni lo spiegherà con parole sue nella pagina della lavanda dei piedi (Gv 13,1-20), che nel suo Vangelo prende persino il posto riservato dagli altri evangelisti (Marco, Matteo, Luca) al racconto dell’istituzione dell’Eucaristia, di cui il brano giovanneo vuole essere, in realtà, una esegesi molto profonda: Dio si china su di noi fino a diventare pane per salvarci.
Come dice il Papa, «la via del servizio è l’antidoto più efficace contro il morbo della ricerca dei primi posti; è la medicina per gli arrampicatori, questa ricerca dei primi posti, che contagia tanti contesti umani e non risparmia neanche i cristiani, il popolo di Dio, neanche la gerarchia ecclesiastica. Perciò, come discepoli di Cristo, accogliamo questo Vangelo come richiamo alla conversione, per testimoniare con coraggio e generosità una Chiesa che si china ai piedi degli ultimi, per servirli con amore e semplicità».