Prende il nome dal castello del Senese in cui nacque, da nobile famiglia, nel 1135. Sacerdote e poi pievano nel territorio vicino a questo castello, si distinse per le sue grandi capacità di predicatore e per lo zelo nella cura delle anime; molte furono le persone che da lui furono richiamate ad una vita autenticamente cristiana. Ma questa sua attività lo portò a scontrarsi con un signorotto locale e si trovò in pericolo fisico grave, tanto da doversi rifugiare a Siena (1175), dove gli fu affidata una parrocchia. Ma due anni dopo [Papa] Alessandro III [1159-1181] lo destinò all’arcipretura, immediatamente soggetta alla Santa Sede, di Colle Val d’Elsa (sarà poi elevata a diocesi nel 1592). Anche qui, per cinque anni, la sua attività pastorale fu straordinaria, finché non venne interrotta da una paralisi cui si accompagnarono vari altri mali. Venti furono gli anni di infermità trascorsi a letto, fino alla morte avvenuta il 17 agosto 1202. Fulgido esempio di accettazione dei disegni della Provvidenza, venne allora chiamato il «Giobbe della Toscana». La fama della sua santità, già forte in vita, si diffuse ancor più dopo la sua morte, allorché folle di pellegrini cominciarono ad accorrere presso la sua tomba attirati anche dai molti miracoli che vi avvenivano. Oggi, in un tempo in cui tanti valori sono cambiati, l’accettazione della malattia e della sofferenza è ancora più difficile che nel Medioevo; il suo esempio e la sua intercessione possano aiutare quanti soffrono fisicamente.
Marco Tangheroni,
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, p. 17