Ecco una santa che sembra fatta apposta per gli «spiriti forti», per i demolitori travestiti da eruditi, per quanti non amano la tradizione cattolica e, magari, sotto sotto, anche tutta questa venerazione per i santi. In effetti si hanno poche tracce del culto di questa santa prima del ritrovamento del suo corpo, il 15 luglio 1624, e della quasi immediata cessazione della peste che infuriava nella città (peraltro questa è una coincidenza innegabile); nel ricchissimo folklore che la riguarda essa è talora confusa con santa Rosa; l’iscrizione che fu ritrovata quaranta giorni dopo il ritrovamento del corpo, supposta autografa della santa e che la dice figlia del duca Sinibaldo, è fortemente sospetta; le notizie storiche forniteci dagli eruditi locali sono tutte posteriori a tale data e prive di qualsiasi attendibilità. Pur convinti di ciò e rassegnati a quasi niente sapere di questa giovane che si dice abbia trascorso, nel XII secolo, da eremita una buona parte della sua vita nelle spelonche della Serra Quisquina e del Monte Pellegrino, trasformate nel Seicento e nel Settecento in cappelle riccamente ornate, dobbiamo almeno ricordare che in quell’epoca erano numerosi gli uomini e le donne che si ritiravano a vita eremitica e che è, del resto, del tutto normale che poco si sappia se si considera che in genere sono molto pochi i documenti a noi arrivati dal XII secolo. Noi non ci vergogneremo di continuare a venerarla, come hanno fatto generazioni di emigrati che hanno diffuso il suo culto in tutto il mondo, come fece lo stesso [Johann Wolfgang von] Goethe [1749-1832], il quale si inginocchiò di fronte ad una sua famosa immagine (egli stesso ce lo racconta nel suo Viaggio in Italia); né di invocarla contro le epidemie moderne, a cominciare dall’Aids, che si sono sostituite alla peste, contro la quale essa è stata invocata per secoli; né di augurarci che essa possa dal cielo intercedere per la sua Palermo, che ne ha oggi così bisogno; né di sperare di poterla un giorno vedere in Paradiso.
Marco Tangheroni,
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, pp. 28-29