Béchara Boutros card. Raï, Cristianità n. 404 (2020)
Il 7 agosto 2020 il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, ha lanciato un appello per il «non allineamento» del Paese dei Cedri, che versa da anni in una grave crisi sociale, economica e politica, aggravata dall’esplosione avvenuta il 4 agosto scorso nel porto di Beirut. La traduzione, le note e le inserzioni fra parentesi quadre sono redazionali.
Nell’omelia del 5 luglio 2020 ho indirizzato un appello all’Organizzazione delle Nazioni Unite, chiedendo «[…] di operare per il consolidamento dell’indipendenza del Libano e della sua unità, per l’applicazione delle risoluzioni dell’ONU che lo riguardano, e riconoscere la sua neutralità». In effetti, la neutralità del Libano è la garanzia dell’unità del Paese e del suo ruolo storico, soprattutto in questo periodo pieno di cambiamenti geopolitici e costituzionali. La neutralità del Libano è la sua forza e la garanzia della sua stabilità. Solo un Libano neutrale sarà capace di contribuire alla stabilità della regione, di difendere i diritti dei popoli arabi e la causa della pace, e di svolgere un ruolo nello stabilimento di relazioni giuste e sicure fra i Paesi del Medio Oriente e dell’Europa, in ragione della sua posizione sulle coste mediterranee.
Il nostro appello per la neutralità ha ricevuto una larga approvazione da diverse confessioni e partiti politici, altresì con la pubblicazione di molti articoli in favore dell’iniziativa, anche se sono state espresse alcune riserve e interrogativi. Per questo motivo ho ritenuto necessario pubblicare questo memorandum sul «Libano e la neutralità attiva». Affronto cinque temi: le motivazioni di questa proposta, il concetto di neutralità, la sua importanza come piattaforma necessaria per l’indipendenza e la stabilità del Libano, l’interesse alla neutralità del Libano e della sua economia, e infine una conclusione.
1. Le motivazioni
È possibile che la neutralità del Libano, in quanto forma costituzionale di governo, non fosse presente nelle menti dei fondatori dello Stato del Grande Libano. Tuttavia, era presente come ispiratrice della politica di difesa e delle relazioni estere che questa nuova e piccola entità politica doveva seguire per affermare la propria esistenza e per preservare la sua indipendenza, la sua unità e la sua identità. In occasione della redazione della costituzione libanese, nel 1926, l’Alto Commissario francese Henri de Jouvenel [1976-1935] chiese al proprio governo di trasmettergli una copia della costituzione svizzera, ritenendo che fosse adeguata alla società libanese.
Questa cornice costituzionale è stata confermata nel 1943, quando il governo dell’indipendenza ha dichiarato che il Libano s’impegnava per «la neutralità fra Oriente e Occidente», ed è stata di fatto sancita nel 1945, in occasione della redazione della Carta della Lega dei Paesi Arabi, in cui si è stipulato che le decisioni della Lega non sarebbero state vincolanti, anche se prese all’unanimità. I lavori preparatori, come pure gli interventi durante l’elaborazione della Carta, hanno insistito sul fatto che «il Libano è uno Stato di sostegno, non di confronto». Ciò mirava a fare del Paese un fattore di solidarietà fra gli arabi, non una causa di divisione e di conflitti interarabi oppure di abbandono della solidarietà araba a vantaggio di strategie al servizio di regimi stranieri piuttosto che dell’interesse arabo comune.
L’idea di neutralità è ricorrente nei discorsi dei presidenti della Repubblica e nelle dichiarazioni governative, nonché nei documenti delle conferenze per il dialogo nazionale, ivi compresa la Dichiarazione di Baabda dell’11 giugno 2012, approvata all’unanimità, e che include l’espressione «garantire la distanza del Libano». Questa Dichiarazione è stata comunicata alle Nazioni Unite ed è stata distribuita come documento ufficiale dal Consiglio di Sicurezza e dall’Assemblea Generale (vedi i due documenti: A/66/849 e S/2012/477). Ugualmente, il comunicato del Consiglio di Sicurezza del 19 marzo 2015 ha invitato tutte le parti libanesi a rispettare il contenuto della Dichiarazione.
Grazie a una politica di saggezza il Libano è riuscito a preservare l’unità del proprio territorio, malgrado i progetti di unità araba e le molteplici guerre arabo-israeliane. In effetti, tutti i Paesi confinanti con Israele — la Siria, la Giordania, l’Egitto —, escluso il Libano, hanno perso parte dei loro territori. Inoltre, la relativa presa di distanza del Libano dai conflitti della regione, fra il 1943 e il 1975, ha prodotto prosperità, ricchezza, crescita economica, innalzamento del reddito individuale, nonché la diminuzione degli scioperi, il che è valso al Libano il titolo di «Svizzera del Medio Oriente».
Tale periodo è stato interrotto nel 1958, quando il presidente egiziano Gamāl ’Abd Nasser [1918-1970] ha cercato d’includere il Libano nell’effimero progetto di unità siro-egiziana. I libanesi hanno tuttavia rapidamente superato questa prova, si sono riconciliati e hanno proseguito la via della costruzione dello Stato. L’equilibrio libanese è stato nuovamente perturbato con l’entrata sulla scena interna del fattore palestinese e l’inizio dell’attività militare dei palestinesi in Libano, con il sostegno di alcuni libanesi, il che ha condotto più tardi all’esplosione della guerra civile, nel 1975.
Di fronte alla divisione fra cristiani e musulmani, che ha indebolito la governabilità, lo Stato libanese ha ceduto e ha accettato di compromettere la propria sovranità, siglando l’Accordo del Cairo, nel 1969, che autorizzava le organizzazioni palestinesi a svolgere operazioni militari contro Israele partendo dal Libano del Sud.
È proseguito il coinvolgimento dello Stato e dei diversi gruppi libanesi nei conflitti ideologici, politici, militari e confessionali in Medio Oriente. Israele ha occupato il Libano meridionale (1978-2000), le organizzazioni palestinesi hanno dominato sul resto del territorio, fino al centro di Beirut (1969-1982), quindi l’esercito siriano è entrato nel suo territorio (1976-2005) ed è nato Hezbollah, portando il progetto della Repubblica Islamica dell’Iran nei suoi aspetti religiosi, militari e culturali (dal 1981).
Tutti questi eventi si sono svolti a causa della deviazione del Paese rispetto alla politica di neutralità, che era stata fino ad allora riconosciuta, anche senza l’appoggio esplicito del testo costituzionale. Così lo Stato ha perso la propria autorità interna, il Paese la propria sovranità territoriale, la nazione il proprio ruolo politico, la formula di governo il proprio equilibrio e la società la propria specificità civilizzatrice. Un tale squilibrio ha inoltre prodotto dei conflitti interni secondari, ma altrettanto violenti come quelli principali. Ed ecco che il Libano barcolla oggi fra l’unità e la divisione.
L’esperienza di cento anni di vita dello Stato del Grande Libano (1920-2020) ha dimostrato che per il Libano è difficile essere «il Paese messaggio» (1) senza adottare un regime di neutralità. Il coinvolgimento nei conflitti del Medio Oriente e dei suoi popoli ha minato la formula del partenariato fra cristiani e musulmani, nei suoi aspetti spirituale, nazionale e umano. Il Libano è perciò entrato in uno stato di disintegrazione e i diversi tentativi di soluzione e di compromesso sono falliti. Ecco perché più nulla potrebbe salvare la sua unità, l’indipendenza e la stabilità se non la neutralità, sapendo che i molteplici e profondi conflitti minacciano non solo lo Stato, ma l’essenza stessa del Paese.
La dichiarazione di neutralità del Libano è un atto fondante, come la dichiarazione dello Stato del «Grande Libano» nel 1920 e la dichiarazione d’indipendenza nel 1943. Il primo atto ha impedito la fusione dei libanesi nell’unità arabo-islamica e ha loro concesso il regime democratico parlamentare e la coesistenza religiosa. Il secondo atto ha garantito la sovranità dello Stato nascente e consolidato il suo posto nel consesso delle nazioni. Il terzo atto, che stiamo cercando di realizzare, impedirebbe la divisione del Libano, lo proteggerebbe dalle guerre e salvaguarderebbe la sua specificità. La neutralità è così «il patto di stabilità», dopo i due patti di esistenza e sovranità.
2. Il concetto di «neutralità attiva»
Con la sua neutralità attiva il Libano gode di tre dimensioni unite, complementari e indivisibili.
La prima è il rifiuto definitivo del Libano di entrare in coalizioni, assi, conflitti politici e guerre regionali e internazionali; così pure la diffida rivolta a ogni Stato, della regione o di ogni altro luogo, a interferire nei suoi affari, o a dominarlo, o a invaderlo, o a occuparlo, o a utilizzare il suo territorio per scopi militari, in virtù della Seconda Convenzione de L’Aja (18 ottobre 1907) e delle altre convenzioni regionali e internazionali che vi hanno fatto seguito.
Il Libano può rimanere un membro attivo nella Lega dei Paesi Arabi e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, contribuendo all’arricchimento dell’idea di solidarietà fra i popoli e al loro impegno per la pace e il progresso umano.
La seconda dimensione riguarda la solidarietà del Libano con le cause dei diritti dell’uomo e della libertà dei popoli, specialmente le cause arabe che ottengono un sostegno unanime dai Paesi della Lega araba e dalle Nazioni Unite. Il Libano perseguirà quindi la difesa dei diritti del popolo palestinese e lavorerà per una soluzione riguardante i profughi palestinesi, in particolare quelli che si trovano nel proprio territorio. Il Libano neutrale potrà così svolgere il proprio ruolo e assumere la «sua missione» nel contesto arabo, che l’esortazione apostolica Una speranza nuova per il Libano di san Giovanni Paolo II presenta in dettaglio (2), come pure assumere delle iniziative per la riconciliazione e il riavvicinamento fra i diversi Paesi arabi e della regione, e risolvere i conflitti. Il pluralismo religioso e culturale, in quanto specifico del Libano, fa necessariamente di questo Paese una terra d’incontro e di dialogo fra le religioni, le civiltà e le culture, in conformità alla decisione presa dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, nella sessione del settembre 2019, di accogliere la richiesta del presidente della Repubblica libanese d’istituire «l’Accademia dell’uomo per l’incontro e il dialogo». Nella sua posizione geografica sulle coste del Mediterraneo il Libano è anche un ponte di comunicazione culturale, economico e di civiltà fra l’Oriente e l’Occidente.
La terza dimensione consiste nel rinforzare lo Stato libanese affinché sia uno Stato forte, mediante il suo esercito, le sue istituzioni, la sua legge, la sua giustizia, la sua unità interna e la sua creatività, capace da un lato di salvaguardare la propria sicurezza interna e dall’altro lato di proteggersi contro qualunque aggressione territoriale, marittima o aerea, venga essa da Israele o da altri. La neutralità del Libano richiede altresì la risoluzione della delimitazione delle frontiere con Israele, basandosi sull’Accordo di armistizio del 1949, e con la Siria.
3. Lo statuto di neutralità, fonte d’indipendenza e di stabilità per il Libano
La neutralità può garantire la fuoriuscita del Libano dagli scontri e dalle guerre, come pure dai ricorrenti avvenimenti interni che hanno seguito la dichiarazione dello Stato del Grande Libano: 1958, 1969, 1973, 1975.
Ripercorrendo le cause storiche dei conflitti, se ne possono identificare quattro categorie principali:
a) i conflitti interni fra le componenti religiose e le comunità confessionali, protagoniste di differenti alleanze su basi nazionalistiche e ideologiche, nonché desiderose di cambiare la forma di governo del Paese o di servire gli interessi di altri Paesi;
b) i conflitti politici, geografici e nazionalistici nei Paesi vicini, che hanno avuto delle ripercussioni presso di noi;
c) la mancanza di chiarezza nelle relazioni della Siria con il Libano, a proposito del suo territorio o della sua autorità, o delle sue frontiere internazionali, che hanno spesso generato conflitti;
d) le conseguenze in Libano della fondazione dello Stato d’Israele, con particolare riguardo alla sicurezza nazionale e delle frontiere, nonché l’arrivo dei profughi palestinesi sul proprio territorio.
Tali conflitti sono stati affrontati con soluzioni superficiali e temporanee, fino a quando la Costituzione è stata emendata, dopo l’accordo di Ta’if [in Arabia Saudita] del 1989, con il trasferimento del potere esecutivo dalla Presidenza della Repubblica al Consiglio dei ministri e l’adozione della parità di rappresentanza nel Parlamento. Tutti questi compromessi politici e costituzionali sono riusciti ad arrestare la guerra, ma non i dissidi, che peggioravano dopo ogni compromesso e portavano in sé i germi delle guerre future. Il Libano è diventato così la sede di un conflitto di potere fra le sue componenti e di una «guerra degli altri» combattuta sul proprio territorio.
Se le loro cause non saranno esaminate in profondità, le guerre proseguiranno e noi perverremo a uno di questi tre scenari: una comunità dominerà le altre mediante la forza delle armi e s’impadronirà dello Stato minacciando i vicini e l’equilibrio regionale; oppure il Libano rimarrà uno Stato fallito, esposto a ogni interferenza, senza peso né stabilità; oppure ancora altri ne decideranno il destino, ridefinendone la natura nel contesto dei cambiamenti in Medio Oriente, malgrado la nostra volontà di unità e di convivenza. Ecco perché il nostro appello per la neutralità è finalizzato a evitare questi scenari e a consolidare la sovranità e la stabilità del Paese.
4. I vantaggi della neutralità per il Libano e per la sua economia
a) Il Libano trarrà beneficio dallo statuto di neutralità sotto due aspetti principali:
1. la neutralità salverà l’unità del Libano, sia quella territoriale sia quella del suo popolo, e rianimerà il partenariato nazionale islamo-cristiano, reso fragile sotto diversi aspetti. Con la neutralità le sue diciotto comunità ritroveranno la propria sicurezza e stabilità, nonché la mutua fiducia, lontane dai conflitti, contribuendo alla stabilità della regione e alla pace nel mondo;
2. la neutralità farà sì che tutte le componenti della società libanese diventeranno più flessibili e costruttive, perché eviterà l’allineamento e l’approccio parziale nell’esercizio delle prerogative e dell’autorità fra i responsabili politici, al di là di ogni appartenenza politica o confessionale.
b) La neutralità arrecherà vantaggi all’economia del Libano in vari settori. Essa rafforzerà l’economia grazie alla stabilità, alla sicurezza e alle capacità dei libanesi negli ambiti della cultura, dell’esperienza e dello spirito creativo.
Citiamo qui sei settori propri del Libano, che potranno rinforzare la sua economia:
1. Le capacità bancarie e finanziarie, con una lunga esperienza in tale contesto, fanno del Libano il forziere del Medio Oriente. Questo perché la stabilità e la sicurezza creano fiducia.
2. La sanità e l’alto livello degli ospedali e delle loro attrezzature rendono il Libano un centro medico per tutto il Medio Oriente. Per i Paesi del Medio Oriente il Libano è più vicino rispetto all’Europa e agli Stati Uniti, oltre al fatto importante che vi si parla l’arabo. Inoltre, le catene alberghiere facilitano l’accoglienza delle famiglie dei pazienti.
3. Il Libano è una meta turistica per il Medio Oriente e per il mondo, purché vi siano garantite la stabilità e la sicurezza. Ciò che esso possiede in termini di caratteristiche turistiche ne fa un centro d’attrazione. Si aggiungano a ciò gli alberghi, i centri balneari e della montagna, e i ristoranti.
4. Il Libano è un centro d’istruzione e di formazione per il Medio Oriente, grazie al tradizionale alto livello nell’insegnamento, soprattutto quello universitario. Le famiglie arabe preferiscono il Libano all’Europa e agli Stati Uniti.
5. Con la sua stabilità e la sua sicurezza il Libano attira gli espatriati a tornare e a investire in vari progetti. Costoro potranno contribuire alla creazione di posti di lavoro, alla crescita economica e a una qualità di vita che il Libano ha conosciuto fra gli anni 1950 e l’inizio degli anni 1960.
6. Il Libano può trarre vantaggio dalla neutralità grazie alla sua appartenenza al mondo arabo e alla sua posizione sulle coste del Mediterraneo, nonché al suo ruolo storico e di civilizzazione.
Grazie a tutto ciò il Libano si trasformerà nell’asse dell’Unione Mediterranea e diventerà il luogo in cui s’intrecceranno gli interessi di tutte le parti. Il partenariato europeo e l’Unione Mediterranea costituiscono due progetti vitali per il Libano. L’idea di Unione Mediterranea è al cuore di nuove prospettive per il futuro; e tale «Unione» avrà la capacità di creare un nuovo sistema di valori e una forza politica, economica, culturale e marittima in questa zona strategica del mondo. Inoltre, ciò renderà l’Europa più legata al mondo arabo e più attenta ai propri interessi, quindi meno incline a difendere Israele.
5. Ciò di cui abbiamo bisogno
Su tali basi ci rivolgiamo alle due comunità, l’araba e l’internazionale, affinché comprendano le ragioni d’essere storiche, di sicurezza, politica, economica, culturale e di civilizzazione che spingono la maggior parte dei libanesi ad adottare «la neutralità attiva», e all’Organizzazione delle Nazioni Unite affinché stabilisca al momento opportuno lo statuto di neutralità nella sua triplice dimensione.
Innanzitutto, il Libano ha perseguito la linea di neutralità dalla sua fondazione fino al 1969, quando l’«Accordo del Cairo» ha permesso ai rifugiati palestinesi di acquisire armi pesanti e di combattere Israele dal territorio libanese; a ciò ha fatto seguito la comparsa di forze militari libanesi e non libanesi al di fuori del controllo dello Stato.
In secondo luogo, il Libano, grazie al suo regime democratico e liberale e al suo specifico pluralismo religioso e culturale, organizzato nel quadro della Costituzione e del Patto nazionale, e grazie alla sua posizione sulle coste del Mediterraneo fra l’Oriente e l’Europa, svolge un ruolo di promozione della pace e di stabilità nella regione attraverso la difesa dei diritti dei popoli, di mediazione, di riavvicinamento e di riconciliazione fra i Paesi arabi, oltre al privilegio di offrire uno spazio di dialogo alle religioni, alle culture e alle civiltà.
Infine, il Libano, fondato sul pluralismo e l’equilibrio fra le sue componenti, per sopravvivere ha bisogno che l’Organizzazione delle Nazioni Unite e i Paesi coinvolti trovino una soluzione per il mezzo milione di rifugiati palestinesi e i più di un milione e mezzo di profughi siriani presenti sul suo territorio.
Dimane, 7 agosto 2020
✠ Béchara Boutros card. Raï
Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente
Note:
1) «[…] il Libano è qualcosa di più di un Paese: è un messaggio di libertà e un esempio di pluralismo per l’Oriente come per l’Occidente!» (Giovanni Paolo II [1978-2005], Lettera apostolica a tutti i vescovi della Chiesa cattolica sulla situazione nel Libano, 7-9-1989, n. 6).
2) Cfr. Idem, Esortazione apostolica post-sinodale «Una speranza nuova per il Libano», del 10-5-1997, nn. 92-93.