« Poiché questo è il messaggio che avete udito da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal Maligno e uccise suo fratello. E per quale motivo l’uccise? Perché le sue opere erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste. Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui. In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito » (1Gv 3,11-21).
Perché Caino ha ucciso Abele? Perché il comportamento di Abele era per lui un rimprovero continuo e non riusciva più a sopportarlo. Per essere odiati dal mondo non è necessario parlar male del mondo: è sufficiente comportarsi bene.
Che cosa vuol dire per un figlio di Dio “comportarsi bene”? Amare i fratelli. Amare Dio e il prossimo.
San Giovanni però ci istruisce sull’ordine che deve esserci tra i due comandamenti. Non devono mai essere separati e l’amore del fratello ha un primato cronologico e concreto. « Se uno dice: “Io amo Dio” e odia suo fratello, è un bugiardo.
Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede » (1Gv 4,20). È amando il fratello che si impara ad amare Dio. L’amore non lo inventiamo noi: lo scopriamo.
Chi ha o ha avuto la grazia di un papà e una mamma amorevoli ha imparato ad amare non dalle loro lezioni o dalle loro parole, ma dai loro occhi pieni di tenerezza e di premure. Dall’abbraccio forte del papà, dalle coccole della mamma. E chi non ha avuto questo dono? Dio ci chiede di supplire con la nostra pazienza e il nostro amore concreto. Così possiamo diventare strumenti del suo amore infinito.
Se preghiamo e contempliamo l’amore che Dio ha avuto e ha per noi, allora possiamo accogliere questa forza onnipotente e diventare come dei canali che accolgono e trasmettono. L’amore che dobbiamo ai fratelli non lo inventiamo noi, è lo stesso amore con cui siamo amati da Dio che accogliamo e riversiamo sugli altri.